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La favola di Chiara Amato, una salernitana alla Nasa Economia 

La favola di Chiara Amato, una salernitana alla Nasa

Sarà tra le eccellenze femminili italiane protagoniste su Raidue per la consegna della Mela d’Oro, in occasione della XXX edizione del Premio Marisa Bellisario “Donne ad alta quota”. La salernitana Chiara Amato, ingegnere aerospaziale di 27 anni, ha ricevuto i complimenti del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha voluto incontrarla in Quirinale, per stringerle la mano. Dal 1989 la Fondazione Marisa Bellisario, che nasce ispirandosi alla donna ricordata per essere stata la prima top manager in Italia, ogni anno assegna l’Oscar delle Donne a imprenditrici, professioniste, donne delle istituzioni, ricercatrici, scienziate e studiose, giornaliste, attrici e registe, stiliste e, persino, donne astronauta.

Ingegneria elettrica, elettronica e aerospaziale sono i corsi di studio individuati dalla commissione esaminatrice, per concorrere all’assegnazione dell’ambito premio a tre brillanti neolaureate, che si sono distinte con il massimo dei voti. Oltre 40 gli atenei italiani coinvolti in un rigoroso processo di selezione che ha portato, infine, alla proclamazione di Chiara Amato, tra le vincitrici in rosa. Il suo percorso di studi, che verte sulla ricerca, l’ha portata fino a Pisa per conseguire il master e, dopo soli due anni, è arrivata l’opportunità di volare all’estero, all’università di Urbana Champaign, nel sud dell’Illinois. Durante la preparazione della tesi in America, insieme all’occasione di dimostrare la propria capacità di interagire con diverse culture, lavorando in un team, è stata ammessa alla Nasa, per il dottorato di ricerca con l’Università del Minnesota. «Un’esperienza di crescita umana e professionale indescrivibile – la definisce Chiara – La coronazione di un sogno che ho visto realizzarsi, da quando, fin da piccola fantasticavo con le foto dei satelliti nella mia camera». Nei prossimi cinque anni si specializzerà in aerodinamica ipersonica, con un progetto di sviluppo che apre la porta a un modello numerico più preciso per analizzare la fase di rientro in atmosfera,terrestre o marziana, dei satelliti. Nonostante essere ingegnere donna abbia costituito, spesso, un’arma a doppio taglio, in ambienti di grande apertura mentale come la Nasa, il genere non ha mai interferito col suo lavoro di ricercatrice. «Sono davvero orgogliosa di ritrovarmi tra le 5 donne, in un’intera equipe di 20 colleghi », racconta la Amato. «Essere l’unica rappresentante italiana, soprattutto, porta con sé un carico di responsabilità elevato, ma anche un motivo di vanto, considerando che l’Italia è vista di buon occhio negli Stati Uniti».

 

Fonte articolo e foto La Città

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