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Il “clan degli acernesi” fa scena muta davanti al giudice, l’inchiesta si allarga Cronaca 

Il “clan degli acernesi” fa scena muta davanti al giudice, l’inchiesta si allarga

Armi, droga, minacce e falso: davanti al gip del Tribunale di Salerno Marilena Albarano sono comparsi Sabato Di Lascio, Alfredo Cuozzo, Alfredo Portofranco, Johan Cuozzo, Luca Pizzolante, Carmine Vece, Alfonso Senatore, Fiorenzo Parotti, Antonio Ponzone e gli albanesi Ervin Maloku e Artur Tabaku. Nessuno ha voluto rispondere alle domande, né rendere spontanee dichiarazioni.   In Tribunale ora sono attesi gli indagati sottoposti agli arresti domiciliari e all’obbligo di dimora: Giuseppe De Santis, Dany Dell’Angelo, Gerardo Cuozzo, Raffaele Poppiti, Ciro Cianciulli, Marco Salvatore, Antonietta Nicastro, Graziano Cappetta, Alessio Cappetta, Filippo Cuozzo, Paolo Cerasuolo, Damiano Cuozzo, Giulia Giusti e Annachiara Guercio.

Quella operativa ad Acerno, che aveva allargato i tentacoli nella Piana del Sele e nell’Irpinia, era una “cellula” dedita allo spaccio di droghe attiva da circa un decennio. Della presenza del gruppo Di Lascio-Cuozzo ne fanno menzione nelle dichiarazioni i collaboratori di giustizia Sabino De Maio e Carmine Marino. L’inchiesta che ha portato all’esecuzione delle 26 misure cautelari, di cui 13 arresti solo ad Acerno, parte tre anni fa, a giugno, in seguito di stralcio di un’altra inchiesta per reati diversi. Sono i carabinieri di Roma, del reparto operativo- sezione tutela ambientale, che nel corso di un’intercettazione all’interno di un’automobile apprendono dell’attività illecita di Luca Pizzolante nel settore dello spaccio degli stupefacenti. Da quella segnalazione dei carabinieri della Capitale scatta l’indagine che ha permesso di risalire al gruppo di cui sono promotori Di Lascio e Cuozzo. Le attività tecniche disposte dalla Dda hanno consentito di ricostruire gli affari “degli acernesi”, capaci in un decennio di costruire una solida rete di spaccio in grado di portare guadagni mensili stimati intorno ai 100mila euro. Che, statistiche alla mano, ne fanno la prima impresa, anche se a delinquere, del piccolo centro montano dei Picentini: poco meno di tremila abitanti che ha nel commercio di castagne e legna il massimo reddito imprenditoriale. Le indagini dei carabinieri del nucleo investigativo di Salerno hanno trovato gli elementi di prova dei contatti tra il gruppo di Acerno con lo storico clan di Bellizzi dei De Feo e i canali per la fornitura della materia prima: dal salernitano Fiorenzo Parotti ai viaggi in Toscana, a Santa Croce sull’Arno, con auto modificate per l’occultamento del carico di droga. Le comunicazioni tra i sodali avvenivano attraverso cellulari con schede intestate a familiari o ignari cittadin, ma anche attraverso la chat “BlackBerry”. Intanto,  Si allarga l’inchiesta sul clan “degli acernesi”. All’esame degli inquirenti altri spunti investigativi sul giro di droga milionario che aveva permesso al gruppo capeggiato da duo Di Lascio e Cuozzo di stringere affari con pericolosi trafficanti albanesi e avviare l’approvvigionamento diretto con l’Olanda per l’Amnesia: la cannabis modificata molto in voga tra i giovanissimi che spaventa medici e genitori.

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