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Stefano, lezione di vita di un giovane chef: “I valori della famiglia e la passione per la cucina” Attualità Primo piano 

Stefano, lezione di vita di un giovane chef: “I valori della famiglia e la passione per la cucina”

Una storia bellissima, fatta non solo di passione e competenza ma anche di tanto coraggio. Un racconto che riporta indietro nel tempo, quando famiglie spesso molto numerose si ritrovavano di domenica attorno alla tavola e, tra una portata e l’altra, ci si dilettava in lunghissime chiacchierate. Presentiamo oggi ai nostri lettori Stefano De Santis, giovane chef salernitano che, dopo una lunga gavetta, è tornato nella sua Salerno investendo in una propria attività in collaborazione con un pool di professionisti di alto livello che hanno creduto a scatola chiusa in un progetto ambizioso e lungimirante. La nostra redazione ha avuto il piacere di intervistarlo, una chiacchierata formativa e interessante utile anche a lanciare un messaggio di forza e di speranza a chiunque abbia sogni nel cassetto da realizzare.

Partiamo dalla domanda più scontata: come nasce questa passione per la cucina?

“C’è molto della mia famiglia dietro un grande amore che poi è diventato un lavoro. Mia madre era una grande massaia, erano i tempi in cui le nonne trascorrevano ore e ore in cucina e ci si ritrovava attorno ad un tavolo a ridere e scherzare fino a sera rinsaldando quei valori che dovrebbero essere alla base della vita di ognuno di noi. La domenica era sacra, si ricreava sempre quell’ambiente di convivialità che consentiva anche ai più piccoli di crescere in un clima sano, genuino, fatto di affetto e di sentimenti autentici. A questi momenti straordinariamente belli nella loro semplicità sono legati i ricordi migliori della mia infanzia, ho sempre pensato che la cucina fosse l’habitat naturale per esprimersi e per regalare emozioni”.

Peccato che i valori dei quali parli siano stati soppiantati dai social…
“E’ vero, è un gran peccato. I social, che sono comunque strumento valido se usato nel modo giusto, hanno soppiantato tradizioni che, per fortuna, noi abbiamo custodito gelosamente anche per tramandarle agli altri. Rimpiango i tempi passati, quando le famiglie erano molto numerose e si aspettava la domenica per un ideale abbraccio collettivo. Mia nonna, tanto per rendere l’idea, aveva nove figli. Il fine settimana era quel momento in cui si accantonavano lo stress per il lavoro e ogni altra preoccupazione per godersi gli affetti più cari. E, magari, mangiando qualche gustosa pietanza”.

Parliamo ora del tuo percorso…
“Dopo le scuole elementari e medie mi sono iscritto all’alberghiero, grazie all’Erasmus Plus ho avuto la possibilità di vivere per un periodo in Spagna e di mettermi alla prova in contesti davvero di ottimo livello. Quell’apprendistato ha rappresentato una fase di svolta della mia vita, ho deciso di restare lì per due anni e mezzo rubando i trucchi del mestiere a tanti professionisti affermati. Ho acquisito diverse competenze e capito, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che è la cucina la mia grande passione”.

Ora, però, sei tornato a casa. In un’epoca in cui c’è “fuga di cervelli” è una grande emozione, sei d’accordo?

“Assolutamente sì. Viaggiare è bello e le esperienze all’estero mi hanno dato strumenti essenziali per coronare i miei sogni, ma quando cresci col mare a pochi metri è inevitabile tu senta la mancanza di casa e che avverta nel tuo cuore il desiderio di riavvicinarti. In una prima fase del mio percorso mi sono affiancato ad altri chef e per due anni ad un socio, poi ho capito fosse il momento giusto per un ulteriore step. Ed eccomi qua, a disposizione della cittadinanza e del pubblico sperando che quanto faccio possa essere di gradimento”.

Vogliamo raccontare a chi non ti conosce di cosa ti occupi in questo momento?
“Lavoro presso il ristorante Adelì ubicato presso l’Hotel Mediterranea di Salerno, ho sempre immaginato il giusto mix tra cucina tradizionale e innovazione utilizzando i prodotti tipici della stagione. E’ anche un modo per scatenare la propria creatività, per valorizzare al massimo ciò che il territorio offre. Dal ragù al carciofo arrostito, ma anche piatti accattivanti che possano catturare l’occhio e soddisfare il palato. Dopo tatne esperienze formative ho deciso di “mettermi in proprio” formando uno staff altamente qualiticato. Sono stato selettivo al massimo, all’interno del mio gruppo ho scelto esclusivamente persone con esperienze all’estero e presso strutture di un certo spessore”.

Qual è la tua specialità?
“In generale direi le paste. Mi affascinano la cottura, l’amalgama tra i vari ingredienti. In questo periodo sta avendo un certo successo un risotto con burrata, colatura di alici e composta di cachi speziati. E’ sempre affascinante formare un mix equilibrato tra dolce e salato”.

Ti sentiresti di consigliare il tuo stesso percorso a tanti ragazzi che, magari, hanno paura?

“Assolutamente sì. Viaggiare è bello e formativo, ti aiuta a capire che c’è “altro…oltre”. Siamo abituati a vivere nella nostra realtà, fuori però c’è un mondo da scoprire e che sa offrirti gli strumenti giusti per crescere umanamente e professionalmente. Sono convinto che, chi semina, raccolga sempre. Niente paura, dunque! Coltivate sempre i vostri sogni”.

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