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Sfrattato da un alloggio popolare di Scafati per errore, la Cassazione gli restituisce la casa Provincia Provincia e Regione 

Sfrattato da un alloggio popolare di Scafati per errore, la Cassazione gli restituisce la casa

Per l’Istituto Case Popolari e il Comune di Scafati avrebbe occupato senza averne diritto un alloggio popolare e per questo avrebbe dovuto lasciare l’abitazione. Perché  quella abitazione di via D’Ungheria,  assegnata anni prima alla nonna deceduta, a lui non sarebbe appartenuta soprattutto dopo un controllo dei vigili urbani, che avevano riscontrato come in quella casa non abitasse più nessuno dal decesso della donna. Secondo quindi i controlli l’appartamento sarebbe stato occupato in un secondo momento e solo a morte del familiare del 35enne che invece ha sempre sostenuto di convivere da sei/sette anni con l’anziana nonna poi deceduta. E In base a quel verbale dei caschi bianchi l’Iacp (ora Acer) si sarebbe deciso di assegnare ad altri l’appartamento costringendo l’uomo a chiedere ospitalità altrove.  Da qui la battaglia giudiziaria conclusasi con il verdetto della Cassazione che confermando la decisione del Tribunale di Nocera Inferiore prima e dell’Appello poi, ha respinto il ricorso presentato dall’ente per le case popolari consegnando nuovamente e definitivamente a distanza di qualche anno l’abitazione all’avente diritto. Per l’Ente ci sarebbe stata da parte dei giudici di secondo grado la mancata valutazione della stabilità della convivenza de qua e non avrebbe “correttamente valutato la sussistenza del requisito di “stabile convivenza” come previsto. E si ribadiva  che  risultava prodotta certificazione anagrafica che il 35enne era residente presso l’alloggio   solo dopo la morte della nonna, in virtù di attività della Polizia Municipale del Comune di Scafati, documentazione avente valenza di pubblica fede e come tale prevalente su altri mezzi istruttori“ Per la Cassazione “E’ stato rilevato che l’Istituto omette di trascrivere il contenuto del documento, in omaggio al principio di  al fine di consentire a questa Corte di conoscere le risultanze degli accertamenti svolti dalla Polizia Municipale e di valutare, conseguentemente l’occupazione dell’immobile”. Sulla presenza in casa del giovane i giudici dell’Appello avevano disposto ulteriori controlli anche anagrafici, che avevano  univocamente confermato come il nipote della anziana deceduta si fosse stabilmente trasferito presso l’abitazione della nonna già sei anni prima e motivando quelle assenze all’atto dei controlli per esigenze di studio, scrivono i giudici della Corte di Cassazione.

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