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Omicidio Autuori a Pontecagnano Faiano, nuovo pentito svela gli affari dei clan tra Napoli e Salerno Cronaca Provincia e Regione 

Omicidio Autuori a Pontecagnano Faiano, nuovo pentito svela gli affari dei clan tra Napoli e Salerno

Il deposito del verbale di un nuovo pentito, che ha raccontato alla Dda di Napoli e Salerno i rapporti tra le cosche salernitane e gli affari sull’asse Giugliano/Castellammare di Stabia/Salerno e che portarono al delitto di Aldo Autuori, freddato a Pontecagnano nell’estate del 2015, ha fatto slittare l’udienza preliminare presso l’aula bunker del carcere di Fuorni a Salerno a carico di mandanti e killer dell’autotrasportatore salernitano. Il 13 marzo si torna davanti al gup salernitano dove pende una richiesta di rinvio a giudizio per esponenti dei Cesarano, del clan Mallardo e Pecoraro Renna. Imputati sono il mandante Francesco Mogavero alias ‘o paccitiello, di Pontecagnano, i killer Antonio Tesone e Gennaro Trambarulo , di Giugliano in Campania, Luigi Di Martino , detto “O’ profeta” di Castellammare di Stabia, sodale del clan Cesarano con funzioni di intermediario con Francesco Mallardo di Giugliano e il “gemello” Enrico Bisogni di Bellizzi e Stefano Cecere sempre del clan Mallardo, l’uomo che avrebbe – secondo l’accusa – agevolato il collegamento tra Di Martino e Tesone, alias “l’uomo della masseria”. All’udienza preliminare si sono costituiti parte civile i familiari della vittima: la moglie, i figli e i fratelli. Attesa per la decisione del Comune. La pianificazione dell’agguato ad Autuori durò un mese. È il 25 luglio 2015 quando Francesco Mogavero venne intercettato dalla Procura antimafia di Napoli, che indagava su altro, in una conversazione col contatto del clan Cesarano, Di Martino. Da allora c’è un susseguirsi di telefonate, sms e visite sia a Castellammare sia a Pontecagnano. I killer, invece, parlavano da cabine pubbliche o di persona al bar. La vigilia di Ferragosto c’è il primo contatto. Tesone invia un sms per presentarsi: “Sono quello della Masseria”. Due giorni dopo Di Martino’ profeta chiede un altro incontro con Mogavero per “caricare i bancali”. L’appuntamento avvenne a Castellammare. Al rientro Mogavero incontrò Enrico Bisogni. L’agguato avvenne la sera del 25 agosto. Intorno alle 18 – secondo i pm dell’Antimafia di Salerno Rocco Alfano e Marco Colamonaci – ci furono frequenti contatti tra Di Martino e Tesone che, intorno alle 19, si trovavano entrambi a Pontecagnano. Il telefonino di Luigi ‘o profeta addirittura viene localizzato nei pressi del luogo dell’omicidio. Si chiedono gli inquirenti: “cosa ci facesse Di Martino quel giorno e quella sera a Pontecagnano?”. Fu la molla che portò a una virata sull’inchiesta. Poi c’è un testimone oculare che riferisce di aver visto un’auto in sosta e andare via dopo l’omicidio. Di Martino viene intercettato con Mogavero e, fuori campo, si sente la voce, attribuita a Tesone dalla Dda, che diceva: «Io non l’ho pensato proprio … l’ho distrutto! ». Subito dopo ci fu un scambio di sms con Mogavero che si rivolgeva in modo stranamente affettuoso a “O’ profeta”: «Amore/Ti voglio bene». Dietro l’omicidio c’è il racket dei trasporti, il controllo del business del trasporto su gomma. L’affare redditizio nel quale si era rituffato Autuori dopo la sua scarcerazione. La vittima aveva riallacciato i rapporti con i vecchi clienti che, nel frattempo, sotto minaccia, erano passati all’agenzia Atm di Franchino Mogavero. Durante una discussione avvenuta con i gemelli Bisogni, Sergio ed Enrico, e Mogavero, la vittima ad avviso degli indagati gli aveva mancato di rispetto. Aveva fatto “lo scostumato”. Parte di quei rapporti tra cosche sarebbero contenute nel verbale di interrogatorio di un pentito che in passato ha fatto parte del clan Mallardo. E’ lui a raccontare retroscena finora inediti sugli affari tra cosche.

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