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Manovra, trattativa per 2%, si lavora su reddito di cittadinanza e quota 100 Italia e Mondo 

Manovra, trattativa per 2%, si lavora su reddito di cittadinanza e quota 100

Stop intorno alle 2 di notte ai lavori in commissione Bilancio alla Camera, che ha all’esame la manovra. L’esame degli emendamenti riprende questa mattina alle 10.

La trattativa, ora, è soprattutto interna al governo. Perché per siglare un’intesa con l’Unione europea ed evitare una procedura d’infrazione dalle conseguenze pesantissime, i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini devono dare il via libera ad una messa a punto di “quota 100” e reddito di cittadinanza che permetta di abbassare il deficit fino al 2%. Il mandato a Giuseppe Conte a trattare con Pierre Moscovici e Jean Claude Juncker è forte ma ancora condizionato a evitare “rinunce”.

I leader di M5s e Lega, che in serata firmano una nota congiunta di fiducia alla trattativa del premier, si sarebbero convinti a cedere e abbassare il deficit ma non quanto serve: ci sarebbe al momento l’ok a tagliare lo 0,2% ma non lo 0,4%. Procedono così a rilento, tra continui litigi e rinvii, anche i lavori parlamentari sulla manovra. Alla fine di una lunga nottata di trattative, governo e relatori consegnano alla Camera un pacchetto di 54 nuovi emendamenti. Il pacchetto di emendamenti

Avrebbero dovuto essere, secondo alcune fonti, almeno il doppio, ma soldi ce ne sono pochi: inserire – su pressione della Lega – il raddoppio dal 20% al 40% delle detrazioni Imu sui capannoni, misura che occupa ben 290 milioni dei 430 del fondo per l’attuazione del programma, comporta una tagliola del resto. E, nell’infinito braccio di ferro tra M5s e Lega, non solo i voti in commissione – a tre giorni dall’approdo in Aula della manovra – sono al palo, ma slittano misure come quelle per la famiglia o il taglio delle pensioni d’oro caro al M5s: da Chigi assicurano che “ci sarà” ma i leghisti vorrebbero inserirlo al Senato con “quota 100”, lasciando a un decreto successivo il reddito di cittadinanza.

Proprio le pensioni finiscono nel mirino di Bruxelles, per il rischio che “quota 100” comporterebbe sulla tenuta dei conti della previdenza. Ma se Salvini avverte di voler “smontare la Fornero pezzo per pezzo”, i leghisti hanno già scritto la norma in modo che sia transitoria, valida – intanto – per tre anni. Il problema per il 2019 è però che fare partire quota 100 e reddito di cittadinanza ad aprile, come vogliono Salvini e Di Maio, costa troppo. Perciò – spiegano fonti qualificate di governo – in queste ore entrambi i provvedimenti sono all’esame della Ragioneria e del Mef per essere “razionalizzati e affinati”: due le soluzioni, o si fanno partire a giugno o si rimodula la platea. Il premier Conte, che ha continui contatti con i vicepremier, dovrebbe vederli lunedì, mentre Giovanni Tria affronterà una nuova prova di fuoco all’Eurogruppo, per illustrare loro il piano che ha elaborato per cambiare la manovra convincendo l’Ue. E in serata ottiene da Di Maio e Salvini un mandato a continuare a trattare: “Siamo nelle mani giuste”, dicono del premier, per un “dialogo franco e rispettoso con le istituzioni Ue, senza rinunce sul patto con gli italiani” e le misure che puntano a una manovra espansiva “per evitare una terza recessione”. A chi interpreta come un freno alla trattativa il proposito di Di Maio e Salvini di non fare “rinunce”, fonti di Palazzo Chigi, interpellate al riguardo, precisano che è il contrario: un messaggio di totale fiducia. La trattativa con Bruxelles, che vede impegnate ai più alti livelli le istituzioni italiane ed europee, è pienamente aperta. I leader di M5s e Lega tentano fino all’ultimo di cedere il meno possibile. Ma, spiegano dal governo, neanche il deficit al 2,1% sembra bastare all’Europa: si deve arrivare al 2%. E una leva in tal senso possono essere le preoccupazioni delle imprese e dei territori. Che è sempre più forte, tanto che Salvini scrive ai giornali lombardi per rassicurare il suo elettorato: nella manovra – è il senso – c’è attenzione ai territori, i timori sono ascoltati.

L’emergenza Genova sarà a carico dei cittadini liguri.
Il Governo, dopo aver fatto un decreto che metteva poco o niente per il #PonteMorandi, ora prevede aumento #accise benzina (quelle che Salvini voleva abolire in campagna elettorale…): +0,05 euro/litro in Liguria. pic.twitter.com/QYwrecdxiS

— Ettore Rosato (@Ettore_Rosato) 2 dicembre 2018

Ma la Regione Liguria precisa: “Nessun aumento accise benzina” – “L’emendamento del Governo alla Legge di Stabilità relativo alle accise non comporterà alcun aumento delle tasse in Liguria, ma semplicemente si rinnoveranno accise in vigore da anni e utilizzate a sostegno dei territori colpiti da emergenze di Protezione Civile”. Così la Regione Liguria stamani in una nota smentisce un aumento della pressione fiscale di competenza regionale sulla benzina. “Non ci sarà un centesimo in più di accise, ma solo euro destinati alla lotta al dissesto idrogeologico nella nostra Regione”, ribadisce l’ente.

Manovra: lavori no-stop in commissione, si punta all’ok martedì. Congelato il taglio delle pensioni d’oro

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