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LOTTA ALLA MAFIA: NORMATIVA L'Avvocato risponde 

LOTTA ALLA MAFIA: NORMATIVA

È stata di recente pubblicata, da parte della DIA, una relazione sulla mappa delle famiglie mafiose che agiscono nel salernitano.
Diamo uno sguardo generale al problema, alla luce della vigente normativa.
L’idea di fondo, che dovrebbe indirizzare tutte le attività dello Stato, appare quella di considerare la mafia come un fenomeno economico, prima ancora che criminale e delinquenziale.
Ciò risulta evidente da tutti gli studi di settore attuati negli ultimi anni, che hanno evidenziato la sempre maggiore capacità di infiltrazione del fenomeno delinquenziale nel tessuto economico.
In conseguenza di quanto detto, si evidenzia che, un giusto comportamento decisionale per combattere detti illeciti, dovrebbe agire di pari passo sul terreno giudiziario e su quello economico. In buona sostanza, va sì rafforzato il meccanismo di repressione penale, con il carcere duro e le discipline dei contatti con i collaboratori di giustizia, ma va contemporaneamente focalizzata l’attenzione sul versante patrimoniale, con l’attuazione di meccanismi di controllo, capaci di spezzare i legami tra mafia, economia e politica.
È opportuno specificare che oggi, con il termine mafia, non si indica più quel movimento criminale nato e cresciuto in Sicilia dal 1860 in poi: attualmente si definiscono organizzazioni mafiose, quelle che coprono tutto il territorio nazionale, pur partendo dalle regioni del sud. “Cosa nostra” in Sicilia, “N’drangheta” in Calabria, “Camorra” in Campania e “Sacra Corona Unita” in Puglia. L’organizzazione di questi sodalizi criminali è così capillare, da allungare i propri tentacoli su attività economiche in tutto il mondo.
La legge 82/1991 introdusse, nella nostra normativa, la figura dei collaboratori di giustizia mentre, la legge 646/1982, la fattispecie di associazione di stampo mafioso, combattuta già dalla legge 354/1975, con l’applicazione del carcere duro.
Più recenti le disposizioni della legge 221/1991, che ha avviato la possibilità di sciogliere i Consigli Comunali collusi e la 519/1999, che ha istituito un Fondo di Solidarietà per tutte le vittime dei delitti di mafia.

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