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L’arcivescovo di Salerno: «Fonderie Pisano, ping-pong inaccettabile» Politica 

L’arcivescovo di Salerno: «Fonderie Pisano, ping-pong inaccettabile»

Tra i veti degli Enti, gli interventi della magistratura e le nette prese di posizione delle Amministrazioni locali, la vertenza delle Fonderie Pisano è tutt’altro che conclusa né all’orizzonte si prospetta una soluzione definitiva perché non c’è – al momento – alcuna destinazione alternativa per la delocalizzazione. Un valzer di responsabilità che vengono rimpallate ormai da anni mentre a Fratte si consuma l’insopportabile conflitto tra lavoro e ambiente. Una crisi che perdura e che per l’arcivescovo di Salerno, Luigi Moretti , ha dei responsabili precisi nelle istituzioni. Non è la prima volta che monsignor Moretti interviene sul caso della fabbrica di via dei Greci, ma stavolta lo fa a conclusione della Tavola rotonda “Work in safety: La sicurezza nel lavoro in un’ottica integrale”( coordinata dal direttore de la Citta Antonio Manzo) davanti a tantissimi studenti del Focaccia e confrontandosi con monsignor Filippo Santoro , presidente della Commissione Problemi sociali e lavoro della Conferenza episcopale italiana e, soprattutto, arcivescovo di Taranto. «A Salerno – considera monsignor Moretti – abbiamo una piccola Ilva: le Fonderie Pisano. Ciò che sconcerta me che non sono un tecnico è lo scontro tra il diritto al lavoro e la salute, ma ancor di più il fatto che le istituzioni che dovrebbero esaminare, trovare soluzioni e verificare danno la sensazione di giocare a ping pong. Leggo i giornali e, a giorni alterni, è scritto che qualcuno decide che lo stabilimento venga aperto e poi chiuso di nuovo e poi, ancora, riaperto. Al di là del fatto che ciascuno avrà i suoi giusti motivi il discorso non sta più in piedi. Sarebbe il caso che ci si facesse carico veramente di cercare una soluzione volta al bene comune». Una bacchettata sonora che non risparmia le Amministrazioni che si sono messe di traverso alla delocalizzazione. «Poi – ragiona Moretti – tutti dicono che la fabbrica deve cambiare locazione, però appena si comprende quale sarà la destinazione, subito si scatenano le proteste. Sono tutti interessi particolari, invece il bene garantito deve essere quello di tutti. Non ho la mia verità, ma osservo e cerco di capire. E credo che, ancora una volta, la sfida vera sia quella di uscire dall’io e far crescere la cultura del noi, allora sì che certe cose riacquistano una collocazione diversa. Se osservo da vicino una situazione l’assolutizzo – chiarisce Moretti – se, invece, la guardo da un orizzonte più ampio, probabilmente, si relativizza perché acquista importanza anche altro. È la sfida della convivenza e ognuno può portare il patrimonio della propria sensibilità, della propria cultura e delle proprie convinzioni». Alla giornata di studio e di dibattito sulla sicurezza nel mondo del lavoro, organizzata dall’Ufficio per i problemi sociali e del lavoro dell’Arcidiocesi di Salerno-Campagna- Acerno e dalla Fim – Cisl Salerno, è intervenuto, tra gli altri, anche Gianni Alioti responsabile nazionale sicurezza della Fim-Cisl. Dal sindacalista l’invito a considerare non «più solo il conflitto, lo sciopero come strumento per sollecitare le aziende al rispetto della sicurezza e delle leggi del diritto del lavoro, ma anche il nostro ruolo di consumatori e risparmiatori che possono punire o, viceversa, avvantaggiare quelle aziende che rispettano la dignità del lavoro». Fonte: La Città di Salerno

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