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Indigenza, aumento da brividi in Campania Economia Primo piano 

Indigenza, aumento da brividi in Campania

Aumentano i poveri e la precarietà giovanile in Campania. Sono (prevedibilmente) allarmanti i dati del dossier regionale sulle povertà 2018 della Caritas. Una ricerca condotta coinvolgendo 15 diocesi e 80 Centri di ascolto Caritas della Campania. Cresce la povertà relativa, passando dal 17,6% del 2015 al 24,4% del 2017. E sono 6.914 le persone transitate nei centri d’ascolto. La maggioranza rappresenta interi nuclei familiari: è quindi possibile stimare che a ricevere direttamente o indirettamente aiuto siano circa in 24.000. Sono principalmente italiani (69,0%) e vivono in contesti familiari (78,6%). Il quadro coincide con il decennio nero dell’economia mondiale.

«A partire dalla crisi economica del 2008 – si legge nel dossier – la percentuale degli italiani rispetto agli stranieri ha cominciato a crescere, passando dal 38,2% del 2008 al 69,0% del 2017». Solo un ridotto numero sono senza dimora (7,5%), ma dall’analisi dei bisogni emerge che la problematica abitativa è molto più diffusa. Peraltro, i risultati sono in linea con le rilevazioni ufficiali. L’analisi dei livelli occupazionali in Italia, infatti, mostra nel 2018 un tasso di occupazione pari al 59,1%. In Campania si attesta al 42,5%. E se si guarda alle donne, la difficoltà diventa davvero enorme, perché il tasso di occupazione femminile è il più basso in Italia (30,3%).

I numeri sono la premessa per comprendere le dinamiche della povertà nella regione. Dunque, il problema numero uno è la disoccupazione cronica, dalla quale conseguono povertà e precarietà abitativa. Tra le richieste nei centrid’ascolto, in cima c’è la necessità di beni e servizi materiali (50,7%), sussidi economici (32,7%), un ascolto approfondito (23,2%), il lavoro (22,1%) e l’orientamento (11,1%). Le risposte: c’è un diffuso ascolto approfondito (80,9%), un ascolto di natura programmatica; quindi la distribuzione di beni e servizi materiali per il 43,6% dei casi, sussidi economici per il 26,0%, orientamento per l’8,6% e lavoro per l’8,3%. La risposta meno significativa riguarda proprio la domanda di lavoro. Va ricordato, tuttavia, che i Cda non sono Centri per l’impiego e trovare un’occupazione non è nel mandato Caritas.

Ma destano preoccupazione i giovani. I dati arrivano dall’indagine su un campione di 1550 soggetti di età compresa tra i 15 e i 34 anni. Da quanto analizzato, emerge una generazione “in attesa”. Nonostante l’impegno profuso negli studi, infatti, i giovani campani appaiono in pausa. Le scarse opportunità lavorative non gli consentono di rendersi autonomi e di portare avanti un progetto di vita. E l’unica soluzione rimane emigrare. Il 72,8% vive con i genitori, appena il 9,5 da solo, il 7,1 in coppia con figli. Tra chi ha un posto di lavoro, il 37,9% è a tempo determinato, il 23,8% senza contratto, il 21,7% a tempo indeterminato e solo il 16,6% è un libero professionista. Solo il 25% vive del proprio lavoro, mentre le famiglie (57,4%) sono la prima fonte di sostentamento. Fonte: La Città di Salerno

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