Demansionamento nelle aziende sanitarie della provincia di Salerno, è polemica
“La dignità del lavoratore non si svende e non si compra con salario accessorio oltre ogni tollerabile sopportazione. Purtroppo ai calcoli ragionieristici dei tagli si può rispondere solo con il senno e il buon senso e dobbiamo costatare che i filosofi della sanità, che ci stanno governando a partire dalla Regione Campania, che dettano le regole agli amministratori locali ormai hanno portato al collasso tutte le strutture sanitarie, sia pubbliche che private, poiché non hanno alcun progetto di riordino e di pianificazione che a partire dai bisogni della gente abbia l’obbiettivo di riorganizzare i servizi. Allora è necessario che i professionisti del settore comincino a fare sul serio e che smettano di accontentarsi delle poche centinaia di euro che vengono loro elargite per compensare dequalificazione e demansionamento. La ridefinizione delle dotazioni organiche a partire dal fabbisogno assistenziale aprirebbe opportunità occupazionali ad oltre un migliaio di professionisti sanitari. E’ un’opportunità che il territorio non può perdere. E’ l’unica strada percorribile per dare dignità agli operatori, ai cittadini, al territorio e un concreto futuro a strutture e servizi sanitari”.
Questo è quanto dichiarava il segretario generale della Cisl Fp di Salerno, Pietro Antonacchio nel lontano 2014. A tutt’oggi la situazione oltre ad essersi aggravata, la qualità assistenziale è alla totale deriva e sembra strano che altre organizzazioni se ne rendano conto solo ora, quando la Asl e l’Azienda ospedaliera “Ruggi” hanno attivato le procedure di reclutamento, ancorché limitate dagli obblighi del piano di rientro. “Sarebbe auspicabile che tutte le organizzazioni sindacali si adoperassero a dare garanzia a tutti i lavoratori, soprattutto ai precari e ai comandati riuscendo a elaborare una strategia comune che implichi una visione complessiva sulle modalità di reclutamento per stabilizzare i lavoratori e per favorire processi di riavvicinamento di operatori a tempo indeterminato assunti presso altre aziende”, ha continuato Antonacchio.
“E’ un processo difficile e complesso ma non impossibile, che solo un sindacato vivo e che non vuole rinunciare al proprio ruolo deve cominciare a costruire. Come ha detto e scritto l’ex premier Romano Prodi, è vero che i sindacati sono in crisi ovunque, ma è altrettanto vero che la loro debolezza tende ad aumentare quando il pluralismo sindacale è le rivalità fra gli stessi sindacati rendono più difficile interpretare l’interesse generale. Purtroppo non c’è più tempo – conclude Antonacchio – e chiunque ritarda questa rinnovata presa di coscienza è il peggior nemico del sindacato che approssimativamente si ipotizza di rappresentare”.
Fonte:InfoCilento