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Confindustria: ulteriore recupero della produzione in giugno ma i livelli sono inferiori del 18,9% rispetto a un anno fa Attualità 

Confindustria: ulteriore recupero della produzione in giugno ma i livelli sono inferiori del 18,9% rispetto a un anno fa

Nei due mesi di rilevazione l’attività registra un recupero dai minimi toccati in aprile, seppure rispetto a un anno fa la diminuzione risulti ancora particolarmente profonda. Nel secondo trimestre si accentua la caduta dell’attività (-21,6% dopo -8,4% nel primo). La domanda resta debole, in particolare quella estera, sulla quale continua a pesare la diversa tempistica nella diffusione del virus nel resto del mondo (in questa fase risultano più penalizzate le esportazioni italiane in USA e Sud America).
ll CSC rileva una diminuzione della produzione industriale del 18,9% in giugno sullo stesso mese dell ’ anno precedente e del
29,1% in maggio sui dodici mesi 1 . In termini congiunturali, ovvero rispetto al mese precedente, si è avuto un rimbalzo del
3,9% in giugno, dopo +32,1% rilevato in maggio. Gli ordini in volume sono diminuiti del 34,6% annuo in giugno (+6,3% sul
mese precedente) e del 48,5% in maggio (+13,7% su aprile).
Dopo la riapertura delle attività industriali e dei servizi a partire da maggio, l ’ aumento della domanda – benché ancora
modesto – ha attivato un recupero dell ’ offerta che nei due mesi della rilevazione è stato significativo in termini percentuali. I
livelli, invece, restano notevolmente depressi e lontani da quelli pre – Covid ( – 21,4% l ’ indice di produzione rispetto a gennaio).
Nel secondo trimestre l ’ attività nell ’ industria è stimata diminuire del 21,6%, in netto peggioramento rispetto all ’ andamento
registrato nel primo ( – 8,4% sul quarto 2019). I dati dell ’ Indagine Rapida hanno evidenziato una significativa differenza della
performance per tipologia di impresa: quelle con un ’ elevata propensione all ’ export (quota di fatturato esportato maggiore
del 60%) hanno evidenziato un recupero più lento rispetto a quelle più orientate sul mercato interno. Tale tendenza è
spiegata dalla diversa tempistica nella diffusione del virus nel resto del mondo; a causa di ciò la domanda di prodotti
italiani si è interrotta o si è notevolmente ridimensionata nei partner commerciali che stanno attraversando la fase acuta
della pandemia (in particolare USA e Sud America). Per quanto riguarda la domanda interna, il recupero dovuto alla
riapertura delle attività è soffocato da un ’ estrema incertezza sui tempi di uscita dalla crisi sanitaria in Italia. I dati recenti
sono positivi, nonostante i timori legati alle riaperture; tuttavia, l ’ esplosione di alcuni focolai in diverse regioni e nuove
misure restrittive nei Paesi che erano già stati duramente colpiti dal virus, accrescono la paura di un possibile
peggioramento della crisi sanitaria dopo l ’ estate. Questo accentua negli operatori economici (famiglie e imprese) un
atteggiamento prudenziale nella gestione dei bilanci, già evidente sin dal primo trimestre, che continua a frenare consumi e
investimenti. A gonfiare il risparmio precauzionale delle famiglie si aggiungono anche le preoccupazioni sulle prospettive
del mercato del lavoro, in forte peggioramento negli ultimi mesi. Questa tendenza è confermata dai recenti dati ISTAT
sull ’ andamento del tasso di risparmio delle famiglie, nel primo trimestre aumentato di quasi 5 punti, avendo raggiunto il
12,5% del reddito disponibile. Il tasso di investimento delle imprese – misurato dalla quota di investimenti fissi sul valore
aggiunto – è sceso al 20,9% (da 21,3% nel quarto trimestre 2019). I recenti dati sull’ andamento della fiducia, seppure in graduale miglioramento, evidenziano un generale pessimismo (specie tra le imprese dei servizi), nonostante i numerosi
provvedimenti finora introdotti. L’ indice di fiducia delle famiglie in giugno è ancora 10 punti inferiore rispetto a quello di
gennaio (- 35 punti la componente relativa al clima economico) e, seppure i giudizi sui bilanci familiari non siano molto negativi, le intenzioni di acquisto restano ancora depresse. Tra le imprese, la fiducia è di 33 punti più bassa rispetto a
gennaio (- 47,4 nei servizi di mercato); nel manifatturiero migliorano i giudizi sulla produzione, ma aumentano ancora le scorte: questo può essere dovuto a una dinamica della domanda inferiore rispetto a quella attesa dagli imprenditori (sulla
base della quale è stata programmata la produzione) oppure alla cancellazione di ordini. In ogni caso non è un buon segnale sugli andamenti futuri della produzione.
In questa fase, la fiducia di imprese e famiglie rappresenta il fattore determinante per la ripartenza. In assenza di un
miglioramento delle condizioni interne e internazionali che alimentano tale fiducia, l’ efficacia delle politiche di sostegno alla
domanda rischia di essere molto limitata e di aumentare ulteriormente il risparmio, vanificando in parte gli sforzi fatti finora.

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