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Agguato ad Angri, la Cassazione: “Manzella è pericoloso e può reiterare il reato, deve stare in cella” Provincia e Regione 

Agguato ad Angri, la Cassazione: “Manzella è pericoloso e può reiterare il reato, deve stare in cella”

Un agguato mafioso quello contro Domenico Chiavazzo , alias “Mimmo a’ Satriana”, imprenditore angrese scampato alla morte nell’agguato eseguito dai paganesi Alfonso Manzella , alias “Zuccherino”, e Nicola Liguori , lo scorso 25 maggio ad Angri. Lo conferma la Corte di Cassazione nelle motivazioni che ribadiscono la misura massima del carcere per Manzella, analoghe a quanto argomentato per Liguori separatamente. In particolare, i giudici hanno rigettato i ricorsi che puntavano alla scarcerazione «per profili di spettacolarità e organizzazione dell’agguato, dal rilievo criminale della vittima, Chiavazzo, noto alle forze dell’ordine per associazione mafiosa, sottoposto a misura di prevenzione patrimoniale, tutti elementi valorizzati dal Riesame di Salerno, considerata anche la volontà della vittima di reagire all’agguato con analoga azione». Per i giudici non conta che il movente estorsivo non sia provato, né che sia attestata l’esistenza di un clan: il focus della questione è il ricorso al metodo mafioso, semplicemente, senza altre implicazioni rispetto a risvolti e ragioni sottostanti al raid. La Cassazione ritiene sussistente «il pericolo di reiterazione criminosa, per via del recentissimo accadimento criminale, delle allarmanti modalità di svolgimento e dalla chiara intenzione omicida degli esecutori, che rivela per Manzella personalità avvezza ad azioni di sangue, che potrebbero essere ripetute data anche la circostanza che l’arma non è stata rinvenuta, ciò costituendo fattore di grave preoccupazione. Se non fosse ristretto, Manzella potrebbe recuperare l’arma nonché mantenere contatti con i mandanti del delitto». Le motivazioni si ricollegano al rigetto del ricorso presentato dagli avvocati  disposto il sei novembre scorso, con il recentissimo deposito dell’iter logico e di legittimità da parte della Suprema Corte. Chiavazzo, angrese noto alle forze dell’ordine e impegnato in una cooperativa attiva nel settore delle pulizie e della sanificazione, era stato bersaglio con la sua società di un attentato un anno fa: i due paganesi erano stati arrestati a giugno scorso dopo un’indagine lampo svolta dai carabinieri col coordinamento della Procura Antimafia di Salerno, individuati quali responsabili dell’agguato di camorra consumato contro l’imprenditore angrese. Chiavazzo- scrive la Città- era sfuggito alla morte solo per un caso, con una fuga disperata in auto e i due esecutori disarcionati dalla moto dov’erano giunti, feriti nell’urto. L’esecuzione fallì per un moto di reazione della vittima designata, con i killer a bordo di una moto di grossa cilindrata e Chiavazzo alla guida di un’autovettura sportiva.

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