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Accadde oggi: il 6 dicembre 1994 Di Pietro si sfila la toga e finisce l’era di “Mani pulite” Attualità 

Accadde oggi: il 6 dicembre 1994 Di Pietro si sfila la toga e finisce l’era di “Mani pulite”

Accadde oggi: era il 6 dicembre del 1994, 26 anni fa, l’addio alla magistratura di Antonio Di Pietro. Il gesto con il quale sfilò la toga dalle spalle, nel giorno della requisitoria al processo Enimont, è entrato nella storia recente di questo Paese. “Lo sceriffo è stato disarmato. I ladri di bestiame esultano. Nel saloon la festa può ricominciare”, scrisse l’indomani Enzo Biagi sul “Corriere della Sera”, alludendo a corrotti e corruttori.
Da lì in poi, Antonio Di Pietro, protagonista della stagione di Mani Pulite, fece politica. Fu deputato, senatore, ministro, parlamentare europeo ed ebbe il suo partito: l’Italia dei Valori. Da Montenero di Bisaccia, piccolo Comune molisano in provincia di Campobasso dov’è nato, ne ha fatta di strada: operaio immigrato in Germania, studente e poi laureato in giurisprudenza, segretario comunale in provincia di Como, commissario di polizia, magistrato.

Nato a Montenero di Bisaccia (Campobasso) il 2 ottobre del 1950. Molisano, trascorre un breve periodo in seminario a Termoli e poi si trasferisce a Roma. Si diploma perito tecnico e poi emigra in Germania, a Bomenkirch, dove lavora la mattina alla catena di montaggio e il pomeriggio in una segheria. Nel 1973 torna in Italia, sposa Isabella Ferrara e quello stesso anno nasce il figlio Cristiano. Impiegato civile dell’Aeronautica Militare, si iscrive a Giurisprudenza e nel 1979 si laurea. Il primo impiego per il neo dottor Di Pietro è quello di segretario comunale in un paese del Comasco, ma poi entra in polizia, dove diventa commissario del IV distretto di Milano. Gli anni in polizia sono ricchi di soddisfazioni. E’ Di Pietro a risolvere rapidamente casi in apparenza impossibili. Il più famoso è quello del “mostro di Leffe”, un bancario che ha sterminato la famiglia. Nel 1981 vince il concorso in Magistratura e dopo un breve periodo presso la Procura della Repubblica di Bergamo, passa alla Procura di Milano in qualità di Sostituto Procuratore, specializzato nei reati informatici e nei crimini contro la pubblica amministrazione. Il 17 febbraio 1992, giorno dell’ arresto di Mario Chiesa, inizia l’era di “Mani Pulite”. Craxi, tentando di sminuire il fatto, aveva definito Chiesa un “mariuolo”. L’ inchiesta stravolge però il mondo della politica. Le persone indagate saranno oltre 3.000, il valore delle tangenti e dei fondi neri scoperti ammonta a migliaia di miliardi. Gli anni di “Mani Pulite” fanno di Di Pietro un simbolo della lotta alla corruzione. A Milano rimane fino al 6 dicembre 1994, quando, a conclusione dell’ultima sua requisitoria nel processo Enimont, si toglie la toga, si rimette la giacca e chiude la sua carriera di magistrato dicendo: “Presidente, se mi permette, io ho finito e do ordine ai miei collaboratori di spegnere i computer”. Pochi mesi prima Silvio Berlusconi gli aveva offerto inutilmente il ministero dell’Interno nel suo governo. Di Pietro nicchia e comincia a muoversi da battitore libero della politica italiana. Cominciano i guai giudiziari. Lo accusano di corruzione e concussione. Ne esce sempre a testa alta. Poi la carriera politica.

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