You are here
Accadde oggi: il 5 marzo del 1953 muore Stalin dopo 29 anni di potere nell’Urss Attualità 

Accadde oggi: il 5 marzo del 1953 muore Stalin dopo 29 anni di potere nell’Urss

Era il 5 marzo del 1933 quando all’età di 73 anni morì il dittatore sovietico Iosif Stalin dopo 29 anni di potere. Era stato colto da ictus il 28 febbraio e le guardie, pur non vedendolo, entrarono nella sua stanza solo il giorno dopo trovandolo in condizione disperate. Dopo qualche giorno il suo cuore cessò di battere.

La prima notizia arriva in Italia nel cuore della notte. Sono solo quattro le parole che l’Ansa batte poco dopo le due del mattino di venerdì 6 marzo 1953, ma sono di quelle che fanno la storia: “Giuseppe Stalin è morto”.
Un evento atteso in realtà ormai da alcuni giorni. Il 4 marzo l’agenzia sovietica Tass e Radio Mosca avevano rivelato che “nella notte del 2 marzo 1953 Stalin ha avuto un’improvvisa emorragia cerebrale che ha colpito le parti vitali del cervello.” Il bollettino medico ufficiale non lascia spazio a dubbi: “Lo stato di salute di Stalin permane grave.” In breve la notizia fa il giro del mondo.

Washinghton sospende i programmi radio-televisivi per dare lettura delle notizie di agenzia, a Londra – riporta l’Ansa – c’è “vivissima emozione” e “molti osservatori credono che essa possa provocare una gravissima crisi del regime sovietico.”
Sempre attraverso l’agenzia di stampa italiana si apprende non solo che “il patriarca ortodosso Alessio e i capi di tutte le altre confessioni dell’Urss hanno invitato i loro fedeli a pregare per la guarigione di Stalin”, ma che anche il presidente americano Eisenhower manifesta alla stampa una certa apprensione: “In questo momento della storia, quando il popolo russo vive nell’ansietà per la malattia del leader sovietico, i pensieri dell’America sono rivolti a tutti i popoli dell’Urss.”

La Gazzetta del Popolo del 5 marzo riporta addirittura: “Il Papa prega per Stalin.”
Fuori dal coro la Jugopress, agenzia ufficiale del Ministero gli esteri jugoslavo, per cui le condizioni di Stalin non hanno provocato cordoglio nel paese, ma addirittura “gioia manifesta e sollievo”. Il regime di Tito – il cui risentimento si era fatto sempre più acuto per le polemiche con il Cominform – coglie l’occasione per ribadire che Stalin ha rinnegato la rivoluzione di Ottobre “attraverso il sistema imperialistico burocratico istituito nell’Urss”.

ll 5 marzo la Tass annuncia l’aggravarsi delle condizioni: è solo questione di ore. La morte del maresciallo Stalin viene dichiarata con un comunicato ufficiale del Comitato Centrale del PCUS prima dell’alba del 6 marzo.
Le reazioni sono frenetiche e ben presto tutta Mosca risulta irraggiungibile telefonicamente. Uno dei primi commenti a caldo, riportato dall’Ansa alle 2.47 del mattino in Italia, è quello tutt’altro che commosso del presidente del consiglio De Gasperi. Questi, pur rimandando il giudizio sull’uomo “allo storico imparziale”, sottolinea che “in vita il dittatore non mostrò per il nostro paese né comprensione né considerazione”, anzi, “l’atteggiamento dei suoi diplomatici fu nelle trattative e nella conferenza della pace ostinatamente duro e pertinacemente negativo.”
Intanto i giornali del mattino diffondono la notizia in tutto il mondo.
Il New York Times titola: “Stalin muore dopo 29 anni di governo; non ancora nominato il suo successore; gli Stati Uniti vigilano”, anche se il presidente Eisenhower invia le sue condoglianze al Soviet Supremo.

In Italia la stampa di sinistra è ovviamente tutta schierata. l’Unità proclama “Gloria eterna all’uomo che più di tutti ha fatto per la liberazione e per il progresso dell’umanità, l’uomo che più di tutti operò per il benessere dei lavoratori”; Palmiro Togliatti, Segretario del PCI, lo commemora alla Camera dei Deputati come “un gigante del pensiero e dell’azione, con il suo nome verrà chiamato un secolo intero”; Pietro Nenni scrive su l’Avanti! che “Stalin entra nella storia avendo dietro di sé una mole imponente di lavoro e di opere” e, alcuni giorni dopo, “è clamorosamente confermato che Stalin non si reggeva su di un sistema di violenza tirannica ma sulla adesione dei popoli sovietici.”

A Berlino est, il 6 marzo, l’Ansa rileva che i giornali non danno ancora notizia del decesso, anzi, la Tagliche Rundschau, organo ufficiale dell’Armata Rossa in Germania, è uscita con un titolo su tutta la prima pagina che dice: “Il desiderio dei popoli del mondo: rapida guarigione.”

 

scritto da 







Related posts