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Accadde oggi: il 15 giugno 1987 nasce l’Erasmus, il progetto che apre l’Europa agli universitari Attualità 

Accadde oggi: il 15 giugno 1987 nasce l’Erasmus, il progetto che apre l’Europa agli universitari

Accade oggi: il 15 giugno 1987, 33 anni fa, nasce l’Erasmus, il progetto dà la possibilità a uno studente universitario europeo di effettuare in un’università straniera un periodo di studio legalmente riconosciuto dalla propria università.  Dall’Italia, uno dei paesi fondatori, fin dall’inizio sono partiti per l’estero quasi un milione di studenti. Ha dato il nome a una generazione anche se, nei suoi 33 anni di storia, il programma Erasmus ne ha viste crescere molte di più. E di una buona fetta può essere considerato anche uno “zio”, visto che è stato calcolato che dal 1987, anno della sua istituzione, almeno 1 milione di bambini sia nato da coppie conosciutesi durante il soggiorno di studi all’estero. Solo un dato, quest’ultimo, per capire come oggi il programma studi creato dalla Commissione Europa rappresenti un pilastro per l’integrazione fra i giovani studenti europei e di altri Stati del mondo. A 33 anni dalla sua istituzione, il progetto Erasmus è diventato un grande contenitore di storie: ben 10 milioni, per essere precisi. È questo il numero di coloro che dall’inizio a oggi hanno partecipato alle attività del programma di mobilità didattica più famoso del mondo. Un vanto dell’Unione Europea che lo celebra nell’anno dei festeggiamenti per i sessant’anni dei Trattati di Roma con i quali, nel 1957, si istituì la Comunità Economica Europea e, di fatto, si scrisse il primo vero capitolo della storia comunitaria. Che cos’è il programma Erasmus? – Dopo una serie di scambi pilota effettuati dal 1981 al 1986, il programma Erasmus offriva agli studenti universitari dei Paesi europei coinvolti la possibilità di studiare presso l’università di uno stato aderente per un periodo di tempo compreso fra i 3 e i 12 mesi. Quel primo anno furono 3244 gli universitari degli 11 Stati aderenti che partirono per studiare all’estero. L’Erasmus prende il suo nome da Erasmo da Rotterdam (1466-1536), il celebre umanista olandese che studiò e scrisse viaggiando per tutta Europa. Più tecnicamente, Erasmus è anche l’acronimo di “European region action scheme for the mobility of university students”, una dicitura questa che fin dai primi anni ne evidenzia il carattere istruttivo ed europeista. Nel corso della sua storia e alla luce dei cambiamenti geopolitici verificatisi nel corso del tempo, il piano ha allargato i suoi confini arrivando a includere fra i suoi partner anche Paesi extracomunitari. Dal 2014 il programma Erasmus amplia la portata del Lifelong learning programme (Llp), il programma di apprendimento permanente dell’Unione Europea fino al 2013, e di fatto lo sostituisce sotto la sigla di Erasmus+ L’Erasmus+ può essere definito la versione 2.0 del vecchio Llp e dello stesso programma Erasmus, dal momento che ne allarga il settore e quindi il numero dei partecipanti aggiungendo agli universitari anche gli studenti delle scuole superiori e i membri dei settori della formazione, del volontariato, del lavoro e dello sport. Fra i suoi obiettivi, oltre quello della crescita, dell’occupazione, dell’equità e dell’inclusione sociale, ci sono anche la lotta alla disoccupazione, soprattutto giovanile; la promozione dei valori europei comuni; e lo sviluppo della dimensione europea dello sport. Si tratta, insomma, un grande sistema didattico e formativo che unisce agli studenti anche i docenti, i volontari di associazioni, i tirocinanti, gli sportivi, assieme a una serie di figure ammesse alla possibilità di vivere un periodo di formazione all’estero. Una scommessa sulla quale l’Unione è pronta a scommettere ogni anno di più: sono infatti 14,774 i miliardi di euro di fondi del suo bilancio destinati a finanziare il programma il settennio 2014-2020. Solamente per l’edizione 2017 sono stati stanziati 2,499 miliardi di euro.

I Paesi partecipanti – Diversi fattori hanno portato il programma Erasmus a raggiungere oggi un numero di partecipanti oltre cento volte superiore a quello del 1987. Primo fra tutti, l’allargamento della sfera dei Paesi coinvolti: dagli 11 del primo anno si è arrivati ai 33 partecipanti fra i 28 membri Ue e altri 5 extra-Ue; e la cifra arriva a un centinaio se si considerano gli altri stati ammessi a diverso titolo a sviluppare alcune parti del programma. Nel 1987 i paesi apripista degli scambi furono il Belgio, la Danimarca, la Germania, la Grecia, la Francia, l’Irlanda, l’Italia, l’Olanda, il Portogallo, la Spagna e il Regno Unito. Un anno più tardi arrivò il Lussemburgo, prima che il processo di allargamento ripartisse nel 1992 con Austria, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia. Nel 1994 fu il turno del Liechtenstein poi, quattro anni dopo, nel 1998, l’espansione a Est con Cipro, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia. Nel 1999 fu il turno di Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania e Slovenia; Malta aderì nel 2000. Le successive adesioni, più dilatate nel tempo, furono quelle della Turchia (2004) e Croazia (2009). Nel 2014, con l’inaugurazione dell’Erasmus+ furono ammesse la Macedonia e diversi Paesi del resto del mondo. Oggi uno dei quadri d’intervento del programma, quello volto sostenere gli sforzi compiuti dagli Stati membri per integrare i rifugiati nei sistemi europei di istruzione e formazione, estende la partecipazione gratuita all’Erasmus+ a circa 100 000 rifugiati nell’ambito dei bandi 2016, 2017 e 2018. In questo quadro spiccano alcune azioni del programma aperte a Paesi come l’Afghanistan, l’Iraq, lo Yemen, la Siria, il Libano e la Palestina. Nella speciale classifica delle mete più ambite dagli Erasmus di tutto il mondo, la Spagna è al primo posto. Sarà per il successo del film “L’appartamento spagnolo”, pellicola del 2002 diretta da Cédric Klapisch; o forse per l’indiscutibile bellezza dei suoi luoghi. Fatto sta che la Spagna non ha rivali con i suoi 42.537 arrivi nel biennio 2014/2015. Staccata, in seconda posizione, si classifica la Germania con 32.871 studenti, seguita da Regno Unito (30.183), Francia (29.558) e Italia con 21.564. Risultati ribaltati nella classifica degli studenti più attivi che vede i Francesi primi con 39.985 partenze nel 2014/2015, seguiti dai Tedeschi (39.719), dagli Spagnoli (36.842) e dagli Italiani (31.051). Proprio il nostro Paese è stato uno di quelli che per primo ha dato la possibilità ai propri studenti di recarsi all’estero per studiare in quota Erasmus. Nel 2015 sono stati 60.223 gli Italiani ammessi agli 853 progetti finanziati nel 2015 dal sistema Erasmus+. Nell’anno di riferimento le borse di studio concesse sono ammontate a 104 milioni di euro. A queste cifre si aggiungono quelle dei 108 programmi di cooperazione avviati nel nostro Paese da 780 soggetti, fra scuole, organizzazioni giovanili ed enti locali, inseriti nei bandi e finanziati con 29,5 milioni di euro. I numeri totali del trentennio sono notevoli e portano la cifra degli Italiani che hanno beneficiato del programma tra il 1987 e il 2017 (valore stimato) a 843.900 persone, di cui 478.900 sono solamente gli universitari. I Paesi più scelti dagli Eramus italiani? Nell’ordine sono Spagna, Francia e Germania.

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