You are here
Vedette, stipendi e spaccio: spuntano le regole del “sistema droga” a Pagani Provincia e Regione 

Vedette, stipendi e spaccio: spuntano le regole del “sistema droga” a Pagani

Tutti nel “sistema” della Lamia avevano un compito e, dunque, una respondabilità; che veniva regolarmente remunerata. È quanto emerge dalle intercettazioni effettuate dalla Dda nell’ambito dell’inchiesta portata avanti dai carabinieri sull’organizzazione delle “piazze” di spaccio in città.

Le vedette. “Li ho visti, li ho visti! Le guardie!”: così le vedette facevano arrivare i loro messaggi al presunto capo del “sistema” di spaccio a Pagani, Salvatore De Maio. Che, di rimando, disponeva le contromosse: “Fatevi un giro a piedi, poi venite, il tempo che se ne vanno…” . “Stava Peppe o’cane e uno pelato, Mauro Nardi -specificava il palo, chiamando i carabinieri con dei nomignoli identificativi – Non mi hanno guardato proprio” . In particolare,Salvatore Oliveri , alias “O’mostro” o “Selli” aveva una qualità in più: riusciva a memorizzare i numeri di targa in uso alle forze di polizia, come una Fiat Panda blu, per allertare i complici durante i controlli: “Le guardie stavano salendo a fari spenti fino a sopra a tutto” .

La paga agli affiliati. Vincenzo Pepe nelle carte giudiziarie è definito «alter ego di De Maio, in grado di dare disposizioni ai pusher, concertando le migliori modalità di controllo e partecipando attivamente». Insieme al “capo” provvedevano ad ordini e stipendi agli affiliati. I pagamenti avvenivano il giovedì: i soldi conteggiati arrivavano a 600/700 euro a settimana, per 2400 euro mensili circa, esclusi i regali fatti da De Maio. Tra i pusher più attivi c’era Alfonso Belluno , vicinissimo ai vertici del gruppo, e con lui Ciro Califano , ribattezzato “Neimar” o “A’vecchiarell”. Il Sistema prevedeva che un pusher avesse solo un pallino addosso per la vendita, in modo da evitare problemi in caso di perquisizioni e controlli: tale regola però veniva infranta da Belluno, che il 5 novembre 2017 finiva nella rete del nucleo operativo carabinieri in possesso di 44 pallini di coca e crack racchiusi in un involucro cilindrico. Gli stessi pusher, compreso il capo De Maio, mandava via gli acquirenti se arrivavano i militari: “Ragazzi andate via, venite dopo, sono le guardie quelle che stavano in macchina, andate via, non vi prendete niente” .

“Franchino” il custode. Al Sistema partecipava anche tale “Franchino”, poi identificato in Francesco Martigiano , il quale teneva la droga presso casa sua, in un caso 95 dosi: «Era un soggetto perfetto per conservare la sostanza, si presentava in giacca e cravatta, senza precedenti penali. La sua identificazione avveniva a fine maggio 2017, con una estesa perquisizione che completava i dati degli investigatori, associando il nome al volto di quel “Franchino” più volte citato nelle conversazioni di spaccio». Fonte: La Città di Salerno

scritto da 







Related posts