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Valiante: “In Italia si parla di cose inutili mentre l’UE istituisce un fondo europeo di 500 mld” Politica 

Valiante: “In Italia si parla di cose inutili mentre l’UE istituisce un fondo europeo di 500 mld”

Mentre in Italia si discute come sempre di cose inutili (ieri i “muscoli” di Salvini con gli immigrati, oggi i “posti” di Renzi al Governo), in questi giorni è accaduto qualcosa di nuovo e di importante in Europa. La decisione di Francia e Germania di prevedere l’istituzione di un fondo europeo di 500 mld, un primo passo in avanti per evitare il dissolvimento dell’Unione.

Il piano di rilancio per l’Europa è articolato in 4 punti:

1-Ritrovare una strategia sanitaria sovrana per l’Europa, oggi dipendente dall’estero per i materiali medici di base

2-Far fronte alle maggiori spese causate dal coronavirus con un recovery fund per la solidarietà europea e la crescita dotato di circa 500 miliardi di euro

3-Aumentare lo sforzo per la transizione ecologica

4-Rafforzare la capacità e la sovranità industriale europea e dare nuovo impulso al mercato unico

La proposta di 500 miliardi assegnati direttamente all’Unione europea, che potrà così finanziare il recovery fund sui mercati e poi distribuire le risorse alle zone più colpite dalla crisi, rappresenta una piccola rivoluzione. Così come, sembra, la blanda condizionalità: gli Stati che riceveranno i fondi dovranno impegnarsi a portare avanti politiche economiche convergenti e «un’ambiziosa agenda di riforme». Non è ancora chiaro quali saranno i criteri con cui la Commissione assegnerà i fondi agli Stati membri né in che modo questi andranno restituiti, tantomeno quali saranno le riforme ambiziose richieste. Ciò che conta, al momento, è un accordo senza precedenti tra i due principali paesi dell’Unione, che ora dovranno convincere gli altri paesi membri.

“E’ evidente che il coronavirus ha determinato una ricollocazione degli assetti geopolitici mondiali, – spiega il già onorevole Simone Valiante – sulla competizione tra Cina, America, Europa. Francia e Germania lo hanno capito e giocano o provano a giocare con l’Europa una nuova sfida. L’Europa in questa partita è il classico manzoniano vaso di coccio tra i vasi di ferro: non ha un esercito, non ha una politica comune, non ha una politica fiscale, ma è pur sempre ancora il più ricco mercato di consumatori del mondo e questo è un dato importante per la ripartenza. Oggi il virus le restituisce evidentemente ancora una volta un ruolo strategico, ma non tutti giocano la stessa partita, perché le debolezze e le fragilità dei singoli Paesi sono molto diverse. Nei tre mesi del lockdown il Pil tedesco ha perso il 3%, quello italiano quasi il 10%. La Cina è alle porte, perché la competizione ed i mercati speculativi si muovono sempre prima degli Stati. Un’economia colpita e fragile come la nostra oggi deve provare a difendere i nostri asset strategici e le nostre imprese purtroppo sottocapitalizzate. E’ una partita grande e troppo complessa per una classe dirigente francamente scarsa”.

In una delle fasi più complesse della storia dell’integrazione europea, la coppia franco-tedesca ha resistito e resiste alle fisiologiche diverse fasi politiche dei due paesi; i rapporti sono troppo stretti, le amministrazioni troppo interconnesse, gli interessi troppo intrecciati a livello europeo per poterla considerare archiviata. I leader contano meno delle nazioni che rappresentano.

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