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“Un passato senza veli”, si alza il sipario. L’intervista a Giulia Di Quilio Attualità Primo piano Turismo ed Eventi 

“Un passato senza veli”, si alza il sipario. L’intervista a Giulia Di Quilio

Il teatro come luogo d’aggregazione, il teatro come veicolo sociale fondamentale per affrontare tematiche di strettissima attualità in un clima di grande coinvolgimento emotivo e talvolta con sottile ironia. Dopo il grande successo riscosso nelle scorse settimane, quando un pubblico numeroso e appassionato ha assistito a spettacoli di altissimo livello, la Rassegna Teatrale Neo riapre il sipario del Piccolo Teatro del Giullare presentando “Un passato senza veli”, un vero e proprio one-woman show che racconta la Golden age dell’arte più femminile che esista: il burlesque. La città di Salerno si prepara ad accogliere Giulia Di Quilio, artista versatile che, nell’arco della sua intensa carriera, ha avuto la possibilità di collaborare con autorevoli personalità del mondo dello spettacolo e di prendere parte, tra le altre, alla “Sconosciuta” di Giuseppe Tornatore e al film “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino. 80 minuti in cui si rivivranno storie di femministe ante litteram coraggiose, imprevedibili, capaci di rompere gli schemi e di andare oltre quei luoghi comuni che volevano la donna regalata al luogo di casalinga e scarsamente valorizzata nel mondo del lavoro. “Un passato senza veli, le grandi dive del burlesque” sarà in scena sabato 17 dicembre, facile immaginare il sold out per vivere una serata dalle forti emozioni in cui risate e divertimento lasceranno progressivamente spazio alla riflessione. La nostra redazione ha avuto il piacere di intervistare telefonicamente Giulia Di Quilio, una chiacchierata a 360° utile a trattare numerose tematiche. Ecco le sue dichiarazioni:

“Un passato senza veli”, da dove nasce l’idea e che tipo di spettacolo dobbiamo aspettarci?
“Lo spettacolo nasce dalla scrittura del mio libro “Eros e Burlesque”, edito da Gremese nel 2016. Durante un lungo percorso di studi ho avuto la possibilità di imbattermi in personaggi straordinari e in donne che avevano storie che meritavano di essere raccontate nel modo più originale e corretto possibile. Mi sono immedesimata in molte di loro, rivivendo quei tempi che sembrano così lontani ma che, leggendo le cronache di oggi, sono in realtà tremendamente vicini. Parliamo dei primi anni Venti del Novecento, quando la donna era una casalinga o, al massimo, una segretaria. Alcuni argomenti erano un tabù, un corpo nudo suscitava un certo scalpore. Ecco, attraverso uno show del genere possono unire le mie doti di attrice e di performer, un monologo che spero coinvolgerà emotivamente il pubblico e che lancerà dei messaggi ben precisi”.

Quanto è importante lo studio per arrivare a certi livelli come ha fatto lei?
“La storia insegna che esistono professionisti che riescono ad avere successo per motivi differenti dallo studio quotidiano. Ognuno sceglie il percorso che reputa migliore per la propria carriera, ci mancherebbe. Ma senza studio, a mio avviso, non si va da nessuna parte. Per me, che sono una insicura cronica, sarebbe deleterio arrivare sul palco senza la dovuta preparazione. E’ anche una forma di rispetto, per me stessa e per il pubblico che mi ascolta. E’ la gavetta a creare l’artista, ho avuto la fortuna di accompagnarmi a maestri del calibro di Enzo Garinei che, tra l’altro, purtroppo è venuto a mancare troppo presto”.

Ci sono ancora dei pregiudizi rispetto alle attrici che praticano l’arte del burlesque?
“Sinceramente sì. A volte mi chiedono: “Ma tuo marito è d’accordo con quello che fai?”. Come se poi il mio corpo appartenesse ad altre persone. In altre occasioni, invece, al termine di uno spettacolo mi dicono: “Ma in fondo sei una brava ragazza”, chissà chi si aspettavano di incontrare. La verità è che viviamo ancora in una società sessofobica, nella quale talvolta l’interlocutore si spaventa quando assiste a spettacoli del genere. Ci sono argomentazioni che vengono viste come un tabù, invece io penso che l’erotismo ci consenta di esprimere noi stesse. Sensualità, sessualità, estetica, l’arte della seduzione e dello stuzzicare sono parte di noi, del nostro quotidiano. A volte un pubblico non abituato ad uno spettacolo del genere vive i primi minuti con esitazione, quasi come avesse timore di partecipare e di interagire con l’artista che è sul palco. Ed è sbagliato”.

Quanto conta il rapporto con il pubblico nel suo spettacolo? E’ un po’ come nel calcio, quando si parla di dodicesimo uomo?
“Assolutamente sì, è componente fondamentale. Se si crea la magia giusta è come se ci trascinassimo a vicenda, l’attore che sceglie questo tipo di spettacolo non può prescindere dalla costante interazione con chi è dall’altra parte. Alcune opere di prosa sono contraddistinte dalla cosiddetta “quarta parete”, noi superiamo questa barriera e ci facciamo avvolgere dall’abbraccio della gente, dall’applauso dello spettatore, dalle grida di approvazione. I presenti devono capire che il burlesque è una forma artistica in cui il nudo deve essere visto come una normalità, come l’espressione naturale di noi stessi”

Quanto è stato difficile stare senza teatro nel periodo della pandemia?
“Periodo pesante. Due anni di stop si fanno sentire, è una grande sofferenza ma allo stesso tempo una occasione per approfondire gli studi e sviluppare nuove idee. Mi sono inventata un poadcast che m’ha permesso di esprimermi pur non potendomi esibire. Chiaramente il palco mancava, l’erotismo è parte essenziale dei miei spettacoli e la mia creatività era piuttosto limitata. Per fortuna, però, la tecnologia ha fatto passi da gigante e ho provato a usare al meglio gli strumenti a disposizione. Il teatro, tuttavia, è un veicolo sociale troppo importante e noi artisti siamo stati penalizzati per troppo tempo. Ora si sta tornando progressivamente alla normalità, lo stop forzato ci ha fatto capire ulteriormente quanto sia legata a questo lavoro e a questa grandissima passione”.

Allora…appuntamento il prossimo 17 dicembre a Salerno!
“Vi aspetto tutti, voglio essere travolta dal calore del Sud che è sempre una spinta emotiva fondamentale”.

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