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Uccisione di Angelo Vassallo, otto anni d’indagine: ora la Procura riparte dalle divise infedeli Cronaca 

Uccisione di Angelo Vassallo, otto anni d’indagine: ora la Procura riparte dalle divise infedeli

Un solo indagato noto, un decreto di archiviazione e ancora troppi misteri. Ruota su questi assi l’indagine della Dda di Salerno sull’omicidio di Angelo Vassallo. Un’indagine che a otto anni di distanza cambia, in parte, i volti dei presunti protagonisti, ma continua a individuare nello spaccio di droga sul porto di Acciaroli lo scenario in cui è maturato il delitto. Il 2018 è stato l’anno di una doppia svolta: da un lato l’archiviazione delle accuse a Bruno Humberto Damiani, indicato per sei anni come il presunto killer; dall’altro, a pochi mesi da quell’archiviazione, l’apertura di un nuovo fascicolo d’inchiesta, con il nome del carabiniere Lazzaro Cioffi. Il brigadiere in organico alla caserma di Castello di Cisterna, in carcere dallo scorso aprile per l’ipotesi di collusione con i narcos del Parco Verde di Caivano, è indagato per la morte di Vassallo con l’accusa di concorso in omicidio volontario aggravato dal metodo camorristico. Lo scorso giugno, quando ancora riecheggiavano gli inviti di parti politiche e associazioni a non chiudere le indagini su Pollica, il sostituto procuratore antimafia Marco Colamonici gli ha notificato un avviso a comparire. Cioffi, su consiglio del difensore Saverio Campana, ha preferito non presentarsi, ma dalle poche indiscrezioni trapelate risulta che il suo nome sia stato tirato in ballo da un testimone, che lo avrebbe visto sul luogo dell’omicidio e che a quella circostanza ha dato rinnovata importanza dopo aver saputo del suo arresto per implicazioni nel traffico di droga dal Sudamerica. Anche gli inquirenti hanno riaperto sotto una nuove luce un capitolo che sembrava chiuso già qualche mese dopo il delitto, quando la presenza di Cioffi era già stata segnalata ma non erano stati trovati riscontri di rilievo. Dopo che ad aprile scorso un blitz della Dda di Napoli lo ha portato in carcere per complicità in un maxi giro di cocaina, dalla Procura partenopea sono stati trasmessi a Salerno alcuni atti che incrociano le vicende del carabiniere “infedele” con lo spaccio ad Acciaroli, e in cui ci sarebbe traccia anche di sue “incursioni” nel Cilento. Atti che fanno tornare di attualità pure le dichiarazioni che pochi giorni dopo il delitto furono rese agli inquirenti da un altro carabiniere, Luigi Molaro. Fonte: La Città di Salerno

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