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Truffa con le auto di lusso a San Valentino Torio: in 9 rischiano il processo Primo piano Provincia e Regione 

Truffa con le auto di lusso a San Valentino Torio: in 9 rischiano il processo

Rischiano il processo le nove persone coinvolte nelle truffe sui social con al centro le auto di lusso. Il prossimo 4 dicembre, davanti al Gup Leda Rossetti , si terrà l’udienza preliminare, e la Procura ha chiesto il processo per Luigi Celentano , ritenuto il promotore, noto alle forze dell’ordine per precedenti specifici, per il figlio Andrea Celentano (noto per la partecipazione al reality Temptation Island di Mediaset), le segretarie Carmen Errario e Jessica Verdino , impegnate nelle mansioni d’ufficio, Alberto Bartiromo , autista accompagnatore, Luigi e Vittorio Siniscalchi , autisti di bisarche fantasma, utilizzate per le spedizioni fittizie delle vetture in altri paesi europei, Salvatore Carbone , complice che simulava interessamento all’acquisto di auto, e Gianluca Celentano , accusato solo di riciclaggio dei proventi dei raggiri, nella posizione più marginale per un solo episodio contestato. Il sistema illecito, contestato con l’accusa di associazione a delinquere per tutti tranne che per Gianluca Celentano, prevedeva le proposte di vendita diffuse via Facebook di automobili a facoltosi clienti stranieri, in particolare francesi e tedeschi, con dodici parti offese pronte alla costituzione di parte civile. Nell’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Roberto Lenza e svolta dai carabinieri di San Valentino Torio, sono contestate l’associazione a delinquere finalizzata alla truffa, con diversi singoli episodi e l’ulteriore accusa formulata contro i due figli, in un solo capo, di reimpiego dei proventi di un singolo raggiro. Il gip, in particolare, non ravvisò in prima battuta l’esistenza dell’associazione, contestando solo i singoli fatti truffaldini, con il successivo vaglio dell’udienza preliminare che rivedrà di nuovo la contestazione formulata. Il gruppo secondo le accuse aveva richiamato acquirenti stranieri in Italia con proposte di vetture di lusso o d’epoca, offerte a prezzi stracciati, inferiori a quelli di mercato. I clienti arrivavano in Italia, alloggiavano in alberghi e frequentavano ristoranti per poi visionare le auto, con l’avvio della trattativa e un possibile accordo facilitato dal clima di fiducia. La recita, perché era questa la chiave per chiudere gli affari, era portata avanti professionalmente, fino al pagamento dell’anticipo, che solitamente consisteva in una somma cospicua. A questo punto il “pacco” era completo: il presunto capo, Celentano, conosciuto dagli inquirenti, gestiva tutto, fino alla scoperta amara da parte dei compratori: nessun veicolo veniva recapitato, contrariamente agli accordi. I tre Celentano sono indagati per il riciclaggio di 189mila euro, impiegati, secondo l’accusa, dai due figli nella palestra Strong Gym Celentano, le cui attrezzature erano state acquistate secondo gli accertamenti con cinque bonifici bancari provenienti dal conto maltese intestato al padre. Tra le auto utilizzate per le truffe c’erano una Triumph Tr6, una Giulietta Sprit e una Gt dell’Alfa Romeo, una Porsche 911 e una Volkswagen Golf Cabrio. Fonte: La Città di Salerno

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