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Tempo libero dei bambini, come gestirlo senza stress Italia e Mondo Lifestyle 

Tempo libero dei bambini, come gestirlo senza stress

Non tutti i bambini mostrano interesse per un’attività extra. Alcuni non ne vogliono proprio sapere di allenamenti, corsi di musica e lezioni di calcetto. Altri invece, fanno fatica a conciliare il tempo libero e gli impegni scolastici e spesso si annoiano con facilità e mollano dopo poco tempo. Il ruolo dei genitori anche nella gestione del tempo libero è fondamentale. «Che un bambino, ad una certa età, debba svolgere una attività extrascolastica non c’è dubbio. Gli effetti positivi delle attività extrascolastiche sulla crescita sono tanti, ma a patto che tutti, compresi i genitori, ne ricevono un benessere, altrimenti può diventare anche nociva: i bambini infatti possono percepire lo scontento, la svogliatezza e la noia dei grandi e optare per una resa» spiega il dottor Ulisse Mariani, psicologo e psicoterapeuta, ideatore insieme alla collega Rosanna Schiralli della prima scuola online rivolta ai genitori per apprendere il metodo dell’intelligenza emotiva.

«Le attività extra- prosegue l’esperto- hanno la funzione di aiutare a far socializzare il bambino in ambiti non familiari, a misurarsi con sé stesso e con gli altri, a diventare più autonomo, ma soprattutto a divertirsi. Se non c’è divertimento non può essere considerata una attività valida. Inoltre, le attività extra servono generalmente per far muovere fisicamente i bambini che troppo spesso sono sedentari».

COSA FARE PER EVITARE LO STRESS
«Meglio scegliere una sola attività e organizzarla affinché non diventi uno stress per tutta la famiglia. Vanno dunque evitate le trasferte lontano da casa: meglio rimanere, là dove possibile, nei paraggi per non sottoporsi tutti ad un inutile affaticamento fisico e nervoso» suggerisce l’esperto.

COSA FARE SE NON HANNO INTERESSE PER NESSUNA ATTIVITÀ
«Spesso non si tratta di pigrizia, ma di un segnale emotivo da indagare e approfondire. Generalmente nessun bambino disdegna una qualche attività poiché queste rappresentano una dimensione ludica e fortemente appetibile» spiega lo psicologo Ulisse Mariani. «Se la resistenza diventa forte e continua però invece di invogliarlo o forzarlo, sarebbe meglio lasciar stare e chiedersi il perché di questa scelta. A volte potrebbe dipendere da una paura di stare con gli altri bambini, da una difficoltà a stare senza i genitori, di paura di deludere le aspettative di mamma e papà. Occorre interrogarsi su queste ed altre possibilità» suggerisce l’esperto.

COSA FARE SE MOSTRA INTERESSE PER UN DETERMINATO SPORT
«Per prima cosa occorre sondare la motivazione: qualsiasi attività scelgano dovete sincerarvi che siano contenti di farla e che non si sentano invece in dovere di esaudire un vostro desiderio più o meno esplicito. I bambini hanno soprattutto bisogno di muoversi, divertirsi e giocare e quindi hanno normalmente forte motivazione a seguire qualsiasi sport o attività vengano loro proposte, pensando sia un gran bel gioco. Poi, occorre valutare con una certa attenzione il tasso di agonismo specifico non tanto di quel particolare sport, ma dell’ambiente in cui quello sport viene proposto e praticato» precisa l’esperto. «Ogni attività sportiva ha nell’agonismo e nel gioco la molla principale per colpire il nostro immaginario ed attivare le nostre passioni. A questa età l’agonismo offre dei vantaggi: indirizza l’aggressività, insegna a sopportare le frustrazioni, a gestire una enorme quantità di altre emozioni, favorisce l’autoaffermazione. L’aspetto agonistico va però modulato con attenzione dall’istruttore, ma soprattutto dai genitori» suggerisce lo psicologo Ulisse Mariani. I rischi? «Esasperare il risultato, pressare i piccoli verso performance sempre più spinte fa male: un’esposizione prolungata ad atteggiamenti fortemente competitivi contribuisce ad incrementare nei bambini ansia, egoismo, insicurezza e stress» precisa l’esperto.

COSA FARE SE VOGLIONO MOLLARE
«Tutti possono sbagliare: dopo aver insistito solo un po’, magari incoraggiandoli e cercando di capire i motivi della rinuncia che a volte possono essere validi e oggettivi, occorrerà accettare la scelta e provare una nuova avventura. L’attività successiva che sceglieranno però, questa volta, andrà portata a termine almeno fino alla fine del tempo programmato» suggerisce lo psicologo Ulisse Mariani. (fonte: vanityfair.it)

 

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