Telefonini in casa mentre era ai domiciliari in provincia di Potenza, nuovi guai per la cavese Geraldine Zullo figlia del boss Dante
Arrestata per violazione degli arresti domiciliari in provincia di Potenza, la cavese Geraldine Zullo, figlia del boss Dante, sotto processo per accuse di associazione a delinquere di stampo mafioso: la misura restrittiva in carcere è stata disposta per il ritrovamento di due telefoni cellulari e altrettante schede Sim di cui era in possesso la donna, scoperti nel corso di una perquisizione, con accertamenti sulla sospetta complicità di esponenti delle forze dell’ordine che potrebbero aver fornito alla figlia di Dante Zullo i supporti tecnologici per continuare a colloquiare nonostante le restrizioni previste nei suoi confronti. La donna non poteva avere contatti con l’esterno perché sottoposta a una ulteriore restrizione imposta in ragione dell’accusa di camorra, individuata quale parte attiva del clan Zullo, attiva a Cava de’ Tirreni, con il padre ritenuto al vertice dell’organizzazione. In particolare contro la donna pende l’accusa di associazione a delinquere di stampo camorristico, con il gruppo capeggiato dal padre sotto accusa a vario titolo per contestazioni di usura pluriaggravata, estorsione aggravata dal metodo mafioso, associazione finalizzata alla vendita e cessione di sostanze stupefacenti e detenzione illegali di armi da fuoco. Le inchieste- scrive la Città- avevano portato nel 2018 all’esecuzione di ordinanze scattate a più riprese con le indagini svolte dal reparto territoriale carabinieri di Nocera Inferiore, dalla squadra mobile di Salerno ed alla Direzione Investigativa Antimafia di Salerno, col coordinamento della Dda di Salerno, contro decine di indagati con riferimenti ad esponenti della criminalità, delle forze dell’ordine e del mondo della politica metelliana, con i fatti compresi in un periodo di tempo dal novembre 2015 al 2018.
