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Superbonus, ore decisive nell’indifferenza Lavoratori e imprese soli a rivendicare il futuro Attualità 

Superbonus, ore decisive nell’indifferenza Lavoratori e imprese soli a rivendicare il futuro

È il momento di rimettere al centro dell’attenzione il grave problema che il settore
dell’edilizia – a partire dai lavoratori – chiede di affrontare a tutte le forze sociali e politiche: i bonus edilizi e il decreto legge “Aiuti quater” devono mantenere sostanzialmente quanto già
stabilito e non trasformarsi nella strada maestra per il declino definitivo di posti di lavoro e ricavi (per le forze imprenditoriali). E’ davvero paradossale che dopo oltre un decennio di crisi si possa fallire per crediti – non per debiti – derivanti dal blocco della cessione dei crediti
fiscali, oltre che per il caro-materiali. Il DL Aiuti quater taglia (anticipatamente) il “Superbonus” e prosegue su quanto fatto dai
Governi precedenti, senza tenere in alcun conto delle conseguenze su imprese e, naturalmente, lavoratori. Va ribadito che in questa fase, durante la conversione del DL “Aiuti quater”, bisogna tenere conto della grave crisi finanziaria che le imprese si trovano ad affrontare e dei pesanti riflessi su tutta la filiera della manodopera. È già ben evidente che senza sbloccare la cessione dei crediti fiscali – per i cantieri già avviati – migliaia di imprese rischiano di fallire e decine di migliaia di famiglie possono perdere le
proprie abitazioni in virtù dei debiti contratti perché risulta impossibile interloquire con
operatori finanziari che acquistano i crediti generati. Come pure risultano ancora inevasi i pagamenti alle imprese per il caro materiali di quest’anno (2022) dopo oltre sei mesi dal DL “Aiuti” 50/2022. Va ribadito, inoltre, che il “Superbonus” riduce significativamente la cosiddetta “impronta ecologica” del patrimonio edilizio. Non sono bastate 19 modifiche legislative (2020-2022) a
rallentare l’efficacia del provvedimento: nel 2021 questo incentivo ha favorito la forte crescita
del comparto edilizio (+20% su base annua). La mancata cessione dei crediti fiscali è diventato, quindi, in questo momento il problema centrale di famiglie e imprese: occorre trovare ad horas una soluzione sostenibile, creando un
nuovo plafond per le banche, agevolando l’acquisto di nuovi crediti, a partire da quelli emersi dalla riqualificazione edilizia realizzata nei mesi scorsi.
Bisogna sottolineare che – sempre in ambito Superbonus – ridurre l’aliquota dal 110% al 90% dal 2023 e fissare un periodo transitorio
limitatissimo, sfocerà in un rallentamento degli
investimenti in un ambito specifico: riqualificazione energetica e antisismica degli edifici. Per
non parlare di tantissimi condomìni condizionati dalla presenza dei proprietari “incapienti”, che non hanno la possibilità di sostenere le spese non coperte dal bonus e, allo stesso tempo,
non accedono al contributo finanziario previsto dalla norma (tra l’altro ancora da definire nel dettaglio), in quanto superano, anche di poco, il limite dei 15.000 di reddito calcolato come
“quoziente familiare”. Di fronte a tutto questo, è ancora possibile che tutto scivoli lentamente senza che nessun
interlocutore politico e istituzionale appoggi e sostenga un’enorme massa di lavoratori che aveva ritrovato, finalmente, un po’ di tranquillità?
Lo scrive Patrizia Spinelli della Uil

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