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SCUOLA, MANIFESTO DEI DOCENTI: “CHIEDIAMO MAGGIOR SICUREZZA” Attualità Primo piano Provincia e Regione 

SCUOLA, MANIFESTO DEI DOCENTI: “CHIEDIAMO MAGGIOR SICUREZZA”

“Per Amore e non senza Ragione”. È il titolo che un gruppo di docenti di alcune scuole secondarie di secondo grado di Maiori, Nocera Inferiore, Campagna, Amalfi, Sarno, Torre del Greco, Scafati e Salerno, hanno dato ad un documento da loro redatto che raccoglie il proprio malcontento in merito alla ripresa della didattica in presenza. Gli insegnanti sottolineano innanzitutto che la scuola non è mai stata chiusa in questi mesi, che il loro impegno è stato totale. Dicono di vedere, in questi giorni, il loro lavoro “sminuito, trasformato quasi in merce di scambio elettorale”. Ecco il testo integrale: “Quella che segue è la sintesi ragionata di un confronto tra insegnanti: un testo nato con l’intenzione di tradurre il sentimento, l’urgenza, le visioni e le ansie, di chi, non presente al Centro pulsante delle decisioni rapide, ha bisogno di riflettere sul proprio statuto e sulle responsabilità connesse al suo ruolo. Per Amore, solo per Amore: del nostro lavoro, del compito da cui ci siamo sentiti sempre investiti e che in questi giorni vediamo sminuito, trasformato quasi in merce di scambio elettorale. Ridotti in acefali soldatini, siamo chiamati a obbedire, senza dibattere, a O.M. che, a ritmo pulsante, si rincorrono e si contraddicono, lasciandoci smarriti con interrogativi aperti e risposte mai evase. Per Amore, solo per Amore: di una dignità professionale attentata da un pregiudizio, quello del parassitismo, alimentato oggi da quanti, contrapponendo due tesi, la scuola aperta vs la scuola chiusa ovvero lezioni in presenza vs a distanza, riducono tutta la complessità sottesa a queste differenti scelte educative ad una semplicistica logica manichea ignara dell’impegno, versatilità e studio con cui abbiamo ricolmato nei nostri alunni il senso di una serena normalità, ferita dalla pandemia. Per Amore, solo per Amore: della Scuola e delle giovani generazioni di cui finalmente tutti sembrano preoccuparsi (speriamo non per ipocrita facciata), oggi che l’Assenza ne ha imposto l’urgente Presenza. Indignazione. Questo il sentimento che abbiamo provato tutti quando, al termine di un tira e molla, si è dettato il nuovo calendario di riapertura; subito contraddetto e poi ripreso, smentito e confermato dalla certezza torbida dei nostri rappresentanti politici. Riaprire le scuole, ritornare a scuola: solo chi non ha mai vissuto o meglio Amato la scuola poteva riaprire la scuola! Chi per AMORE, solo per Amore, ha lavorato nella scuola sa che questa non è mai stata chiusa, perché non è il dove ma il Come ad essere la cifra distintiva di questa istituzione; d’altronde cosa aspettarsi da chi pensava a banchi con le rotelle per risolvere i problemi incancreniti nel tempo quali la dispersione scolastica, le classi pollaio, il divario digitale, l’analfabetismo di ritorno e basta così! Ieri, tra mille impressioni ne percepivamo una: il pudore ferito. Aggrediti da una vulgata che ci vuole sfigati, e abulici, sfaccendati, poco inclini all’impegno, ruba-stipendi, non siamo nuovi a queste categorizzazioni che ci hanno nel tempo “bullizzato” sulle quali forse abbiamo riso per un intimo complesso di colpa non commessa (ma verso chi? Poi non si sa), noi docenti abbiamo balbettato il nostro dissenso verso un “rientro” che non sarà un ritorno: non potrà esserlo e solo chi ha Ragione lo percepisce. Classi dimezzate- protocolli anticovid che si inseguono ci siamo chiesti: ad quid? Ma siamo sicuri che questo bailamme sia la sola via alla salvezza della scuola e della formazione in questo paese? E nello stesso tempo ci mordeva il senso di colpa verso chi, sprezzante ci aggrediva con un semplicistico: non avete voglia di tornare! Ma dove? In un’aula a fare didattica a distanza con la connessione della scuola? Di fronte a banchi vuoti che restituiranno il senso tragico dell’Assenza? Diretta a chi? A gruppi che si modificano, visto che il 50% potrebbe non essere garantito dal momento che nuovi atti di richiamo e chiarimenti, dopo aver demonizzato la DAD, idolatrato la didattica tradizionale, chiede ai genitori di scegliere tra le due, come i gusti di un gelato al fast food, ignari che queste non sono strategie educative speculari, sovrapponibili, ma rispondenti a logiche e pianificazioni differenti e studiate al fine di essere efficaci. Indignazione, parola che ha in sé il germe di una forza mobilitante, forte, impegnata a chiedere finalmente di ripensare la Scuola nel suo DNA: il Covid ci ha insegnato il potere della Fragilità e ci ha ammoniti sui limiti del nostro arrogante delirio della Capacità. Chiediamo che chi pensa alla scuola abbia coraggio; infatti, ri/aprire significa avere la memoria che:

1. Il Covid non sarà l’ultima delle pandemie – e allora organizziamoci con un piano che limiti questi singhiozzanti annaspamenti.

2. Le logiche di una scuola che mette in concorrenza gli individui, alimenta la competitività, mina le relazioni sociali tra pari e va superata. (La logica del merito divide e alimenta rabbia). (Nessuno si salva da solo è solo uno slogan pubblicitario o la constatazione dell’importanza di fare squadra?).

3. Puntiamo su un apprendimento significativo (imparare a imparare) che non è dato solo da un corpo seduto in banchi a rotelle.

4. Valorizziamo una presenza tecnologicamente assistita (diventare cittadini digitali significa passare dall’idea di passivi “consumatori di tecnologie a quella di consapevoli produttori).

5. La piaga della dispersione va affrontata in una logica di sistema: gli ostacoli sono nel Clima Sociale in cui sono inseriti i drop-out e non sarà un computer a risolverlo, ma scelte politiche lucide e decise.In un documento che conta, di quelli che hanno l’aspetto muscolare di chi si sa sempre ciò che vuole ci si aspetta delle richieste, ebbene:

· Noi non chiediamo di procrastinare l’apertura degli edifici scolastici (e non della scuola che non si è mai chiusa nella sostanza): siamo consapevoli di quanto blasfemo suoni ritenere che la DAD poteva essere una soluzione per garantire il rispetto di due diritti: alla salute e all’istruzione.

· Noi non chiediamo di potenziare i trasporti: sappiamo bene che le rotelle dei banchi ci faranno raggiungere mete insolite e raffinate.

Noi non chiediamo di dotare le scuole di un serio sistema di tracciamento e screening: non vogliamo essere ridicoli – siamo insegnanti e per umiltà non vogliamo confonderci con gli show-women e men della politica.

· Non chiediamo sicurezza ed efficacia dell’azione e nell’azione educativa: sappiamo bene che ci confonderebbero con Profeti nel deserto delle grandi Utopie.

A noi basta il Rispetto della Ragione. Perché un insegnante è un dono: è l’ultima arma che ci resta contro l’anestetizzante potere dell’indifferenza dilagante”.

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