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Salerno, scandalo dei passaporti: niente sconto dalla Cassazione Cronaca Provincia e Regione 

Salerno, scandalo dei passaporti: niente sconto dalla Cassazione

Avrebbe usato le marche da bollo di altri fascicoli per accorciare i tempi di rilascio dei passaporti segnalati dai due correi, bypassando all’occorrenza l’ordine cronologico. È divenuta esecutiva la condanna all’ex ex dipendente amministrativo dell’ufficio passaporti della Questura, Ernesto Arzano . I giudici della Sesta sezione penale della Cassazione- scrive la Città, presidente Giuseppe Bricchetti , hanno dichiarato inammissibile dell’ex dipendente, difeso dall’avvocato Felice Lentini . Le motivazioni del rigetto sono state pubblicate in questi giorni dagli ermellini. Arzano è stato ritenuto colpevole dei reati di peculato e falso ideologico. Secondo l’impianto accusatorio, che ha retto in buona parte ai tre gradi di giudizio, l’ex dipendente dell’ufficio passaporti, in combutta con due correi, un ispettore di polizia in congedo, che aveva lavorato alla Polfer, e un funzionario, all’epoca dei fatti, di un Comune della Valle dell’Irno, che non sono presenti in questo giudizio di Cassazione, si erano organizzati per agevolare alcune pratiche di rilascio segnalate dal poliziotto. Il dipendente comunale che aveva la delega alla firma, invece, si prestava a vidimare quelle dei richiedenti il documento per il visto d’uscita dal Paese che si rivolgevano al tris di amici che aveva libero movimento all’interno degli uffici amministrativi della Questura.

In particolare, Arzano – si legge nella sentenza – era pratico nello scollare le marche da bollo cartaceo da altri procedimenti chiusi per integrare quelli di suo interesse e dei correi per integrare l’importo stabilito dalla normativa per il rilascio del documento di espatrio. I fatti contestati sono piuttosto vecchi, risalgono ad una quindicina di anni fa. Le accuse, infatti, coprono un arco temporale che va dal novembre del 2005 al marzo del 2007. Ad Arzano sono stati contestati una ventina di casi di agevolazione irregolare per facilitare il rilascio del passaporto. Di questi, però, solo per sei capi di accusa sono stati riscontrati violazioni di natura penale, per le quali è stato condannato. L’accusa, nel corso dei tre processi, ha sostenuto che Arzano aveva aggirato l’ordine cronologico delle pratiche con false attestazioni di urgenza, in accordo – nella maggioranza dei casi – con il dipendente municipale che avrebbe veicolato le domande e che, a sua volta, avrebbe dichiarato il falso attestando che le firme dei richiedenti venivano ammesse in sua presenza.

Quello dei passaporti ‘facili’, in termini di tempo di rilascio, fu uno scandalo giudiziario che destò molto scalpore all’epoca dei fatti. L’argomento era molto sentito, soprattutto da quanti avevano seguito l’iter non accelerato per l’ottenimento del documento valido per l’espatrio in Paesi extracomunitari. Il processo è ora giunto alla sua conclusione con la decisione finale della Cassazione. I giudici capitolini hanno dichiarato inammissibile il ricorso presentato da Arzano, confermando così la sentenza di secondo grado, emessa dalla Corte di Appello di Salerno, che aveva parzialmente confermato la condanna in primo grado per le marche da bollo asportate dalle pratiche già evase.

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