You are here
Salerno, la Bibbiano del Sud: al via il processo Cronaca Primo piano 

Salerno, la Bibbiano del Sud: al via il processo

Non è Bibbiano, ma anche qui ci sono neuropsichiatri e assistenti sociali zelanti, figli strappati a padri, madri, nonni, zii. Non è la Bassa, ma anche qui ci sono diavoli travestiti da lupi, uomini (e donne) cattivissimi che trascinano bambini di pochi anni negli inferi degli abusi sessuali. Non siamo in Emilia Romagna ma in Campania, in provincia di Salerno, dove lo psicoterapeuta e guru piemontese Claudio Foti non ha comunità o case-famiglia ma adepti e simpatizzanti, abusologi convinti che la Carta di Noto sia una bestemmia e che i bimbi non mentano mai. Anche quando sono indotti a usare parole sconosciute, a raccontare storie incredibili, a esprimere pensieri troppo complessi per chi – a due o tre anni, o anche a cinque ma con un gravissimo deficit cognitivo causato da un trauma alla nascita – riesce a malapena a parlare. Almeno tre casi noti, una dozzina quelli censiti informalmente da avvocati e criminologi. Tutti arrivati nelle aule del Tribunale, tutti o quasi finiti con l’assoluzione piena del parente accusato di pedofilia. In un caso solo il padre è stato condannato per violenze sessuali di gruppo commesse durante riti satanici particolarmente macabri e violenti. Ma i suoi coimputati, processati separatamente, sono stati tutti assolti: esclusa la presenza di diavoli, lupi mannari, stupri, orge a base di sangue e sperma. E non si capisce su cosa si fondi, dunque, quell’accusa di violenze collettive contestate a uno solo.

Uno di quei casi,è finito con il rinvio a giudizio di chi quelle perizie aveva firmato, determinando l’allontanamento dei piccini dalla casa familiare o la perdita della patria potestà del padre, accusato ma innocente. Oggi, primo ottobre, al Tribunale di Napoli (prima sezione, collegio B), l’avvio del processo stralcio a carico di due consulenti di Salerno. Il troncone principale, che vede imputate per falso la responsabile del servizio di neuropsichiatri infantile dell’Asl di Salerno, Maria Rita Russo, e l’ex moglie (I.P.) del bambino sottratto al padre, è slittato al 22 maggio del prossimo anno. «Ma presenteremo istanza di anticipazione – dice l’avvocato Salvatore Del Giudice – per evitare il rischio della prescrizione». Il processo è stato trasferito a Napoli perché la Russo è sorella e zia di due magistrati in servizio a Salerno.

I nomi, nei casi individuati nella “Bibbiano del sud”, sono sempre gli stessi. Le storie, scovate a fatica e ricostruite attraverso sentenze e perizie tecniche, ruotano sempre attorno agli stessi nomi: tra gli altri, Maria Rita Russo, la psicologa Alessandra Pagliuca e il marito Mauro Reppucci (ex giudice onorario del Tribunale dei minori di Napoli, stessa scuola di pensiero di Foti, di recente approdato alle teorie di Ryke Geerd Hamer, fondatore della Nuova Medicina Germanica, medico tedesco morto due anni fa, radiato dall’ordine professionale). Tutti, in tempi diversi, legati al Movimento per l’infanzia, a cui aderisce anche l’associazione di Foti (Hansel & Gretel), psicologi e assistenti sociali uniti da un comune approccio agli abusi sessuali non riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale.

Racconta C.C., ufficiale dei carabinieri in servizio a Roma, la carriera stroncata dall’inchiesta per pedofilia, la sua paternità stracciata da una sentenza che gli ha comunque sottratto il figlioletto:

«Sono passati più di undici anni ma l’incubo non è ancora finito. È iniziato tutto durante la fase di separazione da mia moglie, quando iniziò ad accusarmi delle cose peggiori. Sono un uomo di legge, credevo che sarebbe finito tutto presto e bene. E invece no. Sono stato prosciolto, il giudice ha trasmesso gli atti in Procura contro le mie accusatrici, il processo a loro carico non è ancora iniziato. Io non ho più visto mio figlio, che allora non aveva nemmeno tre anni. Ora per lui il papà è un altro uomo ma io continuo a combattere per lui. Un giorno, quando sarà grande, quando vorrà, saprà che non l’ho mai abbandonato e che non ho risparmiato né soldi né tempo per ricostruire la verità».

L’ex moglie, dopo la vicenda, ha fondato un’associazione che si occupa di abusi sui minori. Nel 2012 aveva ottenuto un finanziamento di 120mila euro dal Dipartimento per le Pari Opportunità e 30mila euro dal Comune di Baronissi. Alla cerimonia di inaugurazione della sede, a giugno del 2013, avevano partecipato l’ex ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna, e la senatrice Eva Longo.

La sentenza di proscioglimento di C.C., firmata il 14 marzo del 2014 dal gup Sergio De Luca del Tribunale di Salerno, fa strame delle perizie d’ufficio e delle consulenze: sotto il profilo metodologico ma anche, e soprattutto, rispetto ai contenuti delle audizioni del bambino. Audizioni alle quali, irritualmente, la madre partecipava con un ruolo molto attivo: era lei a fare domande, suggerire risposte, lei ad arrabbiarsi quando il piccino non rispondeva come avrebbe voluto. Nelle motivazioni della decisione sono riportate le parti più significative delle trascrizioni degli audio-video prodotti dall’accusa. Scrive il giudice che è evidente la «sistematica manipolazione delle risposte e degli atteggiamenti di F.», così come la discrepanza tra quanto scritto dalle psicologhe e quanto effettivamente detto dal bambino. Imbarazzanti i suggerimenti dati al piccolo, annoiato e infastidito dalle domande pressanti della madre e della psicologa, disturbato mentre gioca: dalla “confessione” dei maltrattamenti subiti dal padre (ma nel video il bambino nega e si arrabbia con la mamma) alla “pipì bianca come la colla” che avrebbe visto parte al padre durante un gioco.

La colla bianca compare anche in un altro documento, la relazione che Maria Rita Russo invia alla Procura di Salerno e al Tribunale dei minori su un altro caso affidato al suo ufficio. La ragazzina “abusata” a quel tempo aveva tredici anni ma i fatti sarebbero avvenuti molti anni prima. Affetta da tretraparesi spastica sin dalla nascita, era stata sottratta ai genitori, al nonno e agli zii (assistiti dall’avvocato Paolo Corsaro) e affidata a una comunità.  Nel documento della responsabile del servizio di neuropsichiatria infantile si fa riferimento a una frase spontanea riferita dalla piccola, quando aveva visto un tubetto di colla su una scrivani: “Pipì bianca come la colla”. Singolarmente, le stesse parole di F. E a disegni con espliciti riferimenti sessuali. Anche in questo caso le perizie sugli audio-video smentiscono clamorosamente le relazioni degli psicologi, tra le quali Alessandra Pagliuca, nominata dalla Procura di Salerno. Nonostante la relazione della Russo avesse concluso che la ragazzina aveva “difficoltà ad evocare la vita interiore ed i propri vissuti. Tempi di attenzione e concentrazione labili. Grave compromissione del linguaggio, elementare, utilizzato per esprimere bisogni semplici e scambi concreti, più che stabilire una vera comunicazione con l’esaminatore”, aveva poi concluso per la veridicità degli abusi sessuali. Desunti durante audizioni pressanti nel corso delle quali la bimba viene indotta a ripetere le frasi suggerite.

Comportamenti artefatti, conclude il perito che, a proposito dei disegni, mette per iscritto valutazioni di estrema gravità: “Dall’analisi del video si evince chiaramente che i disegni prodotti durante l’incontro non sono certamente spontanei, ma anzi, imposti dalla dott.ssa Russo per “aiutare” l’espressione della minore. Minore, si sottolinea, che ha abilità grafiche pressoché nulle. Infatti completa a suo modo tali disegni eseguendo un semplice scarabocchio laddove indicato dagli operatori, senza riuscire a dare a quanto disegnato il significato (grafico o verbale) a connotazione sessuale che “ossessivamente” riscontrano le consulenti”. Un’ossessione, appunto. (fonte: napoli.fanpage.it)

scritto da 







Related posts