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Salerno ed il mistero della tassa di soggiorno Cronaca Primo piano 

Salerno ed il mistero della tassa di soggiorno

La tassa di soggiorno è diventato nuovamente argomento di discussione a palazzo di città. Per la verità è stata alimentata solo tanta confusione perché si sta mischiando il regolamento dei bed&breakfast, in via di approvazione lunedì in consiglio comunale, con la decisione di rivedere l’imposta prevista per le imprese che fanno ricezione sul territorio.

Il nuovo testo che riguarda le cosiddette “locazioni brevi” e che il 30 settembre sarà oggetto di approvazione nel parlamentino cittadino è semplicemente frutto della necessità di regolamentare il settore che ad oggi prevede un netto squilibrio tra gli operatori, tra quelli in regola e quelli che non seguono alla perfezione la normativa regionale che pure è abbastanza chiara. Nello specifico verrà sancita una volta per tutte che i bed&breakfast dovranno osservare un periodo di chiusura, così come già prevede la norma, durante l’anno. A Salerno è stato fissato in 90 giorni. Un obbligo non rispettato ma che è previsto per legge perché, ricorda la legge, quella del b&b è considerata un’attività per integrare il reddito familiare e non può essere attività preminente. Ma qualcuno, non solo a Salerno, pensa bene di eludere la disposizione, ma da oggi rischia il controllo ed una stangata.

Discorso diverso è l’aumento della tassa di soggiorno per questa tipologia di offerta, tassa che passerà da 1 euro a 1,50. Il suo aumento è stato deciso già tempo fa, quindi nessuna sorpresa e stupore.

Sorpresa e stupore suscita la questione “tassa di soggiorno” nella sua complessità, nel suo utilizzo che ormai da anni tiene banco tra gli operatori dell’accoglienza. L’amministrazione civica di Salerno introita quasi mezzo milione di euro all’anno proprio dalla tassa di soggiorno. Balzello che è semplicemente incamerato e che, invece, è una “tassa di scopo”, cioè dovrebbe essere usata per fini promozionali e per attività di diffusione dell’offerta turistica della città. Più volte gli operatori salernitani del settore hanno chiesto al sindaco Enzo Napoli e all’assessore Della Greca di dare evidenza di come viene impiegata la tassa di soggiorno ma, ad oggi, nessuna risposta è stata ancora fornita alla sollecitazione.

Per contro, la città ancora non è in grado di fornire servizi al turismo degni di una città europea. Tutto questo nonostante da anni vi facciano scalo navi da crociera pieni di turisti che, per la maggior parte, finiscono però per fare escursioni a Pompei ed altrove, lasciando a Salerno poche decine di persone che vagano senza meta per lungomare ed il corso Vittorio Emanuele. Non esiste un sito web completo di tutte le informazioni, un’app che non sia di qualche sporadica e benemerita iniziativa privata, non esiste una cartina unica e completa di tutti gli attrattori storici e culturali della città, non un sistema integrato di accoglienza e trasporto, ma tutto è lasciato in balia degli eventi.

E soprattutto non esiste una politica della promozione turistica della città, una programmazione seria di partecipazione a fiere ed eventi nazionali dove “piazzare” Salerno e le sue bellezze. La tassa di soggiorno serve anche a questo. Invece, anche quest’anno la città capoluogo non prevede una sua partecipazione attiva e convinta alle fiere di settore, a cominciare dal TTG di Rimini per proseguire alla BIT di Milano, se non attraverso anonime ospitate presso stand terzi. Utili solo per inutili ed irritanti selfie.

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