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Salernitana, Grimaudo: “Ogni partita va interpretata come una battaglia, qualche calciatore deve capire” Sport 

Salernitana, Grimaudo: “Ogni partita va interpretata come una battaglia, qualche calciatore deve capire”

Claudio Grimaudo, intervistato da la “Città”, si è soffermato sul particolare momento che attraversa la Salernitana: 

Quanto servirebbe un Grimaudo alla Salernitana?

“Non sta a me dirlo” (sorride, nda). “Questa è una squadra che ha tanti calciatori importanti. Manca però l’attaccamento alla maglia, la dedizione, la voglia di onorare una piazza importante e che non merita questi risultati. Il segreto per farsi voler bene a Salerno è metterci il cuore, la determinazione, il sudare per quella che è più di una semplice passione. E forse qualche calciatore non lo ha ben capito”.

Prestazioni sfociate in sconfitte e nella frattura tra squadra, società e tifosi.

“Questa situazione mi inquieta. Ai miei tempi con i compagni di squadra riuscivamo a farci voler bene e ad entrare nel cuore dei supporters perché magari non eravamo fortissimi ma avevamo fame, voglia d’imporci e andavamo a conquistarci sul campo tutto quello che c’era. Bisogna interpretare ogni partita come una battaglia ed è giusto che qualche calciatore lo capisca. Vedere una squadra senza mordente, apatica in un momento delicato della stagione fa male”.

Condivide la posizione netta dei tifosi?

“Mi sento un figlio adottivo di Salerno e so bene quanto la città soffra per questa situazione. Salerno è una città alla quale basta poco per identificarsi nella propria squadra ma che non vuole essere presa in giro. Per questo alla società dico di ripensare ai propri programmi e riguardare ciò che questa tifoseria è stata capace di fare appena un anno fa per la festa dei 99 anni. Ho ancora negli occhi il calore, i cori, i fumogeni di quel pomeriggio indimenticabile. Hanno sempre messo in campo una solidità economica invidiata dagli altri club ma ora serve una programmazione, costruire ed investire per una volta in un programma a lungo termine e tenere il polso della situazione”.

Sforzi fatti ma non considerati sufficienti. La lontananza dei co-patron dall’ambiente può incidere?

“Assolutamente. Serve stringersi con la squadra, essere più presenti. La figura del presidente è diversa da quella del direttore. La presenza di Aliberti infondeva tranquillità, trasmetteva carica e passione perché aveva a cuore la maglia”.

Ritornando all’attualità, Gregucci sfida la crisi.

“Angelo lo conosco bene, ha carattere e personalità per uscire a testa alta da questa situazione. Lui è un guerriero, uno tosto, capace di prendere ancora decisioni impopolari per il bene della Salernitana e condurla fuori da questa crisi. Le sue responsabilità ci sono ma io sono sempre convinto che l’allenatore conta il 40% perché poi sono i calciatori ad andare in campo”.

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