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Rossin e Ferraioli i due manager salernitani coinvolti nello scandalo tangenti a Milano Cronaca Prim@pagina Primo piano 

Rossin e Ferraioli i due manager salernitani coinvolti nello scandalo tangenti a Milano

Nello scandalo delle tangenti sugli appalti alla Metropolitana di Milano, che ha portato all’arresto di 13 persone in tutta Italia, sono coinvolti anche due manager salernitani. Appartengono al management della Engineering Ingegneria Informatica, con sede in Roma, che ha partecipato, turbandole, a tre aste per i lavori banditi dall’Atm Milano, dal mese di ottobre 2018 a quello di luglio dell’anno successivo, in particolare nel campo degli impianti di segnalamento e automazione, corrompendo – scrive il gip Lorenza Pasquinelli – il responsabile dell’Unità amministrativa e tecnica, Paolo Bellini . I manager sono Carmine Rossin , originario di Salerno, ma residente in Toscana, “senior project”, e Gerardo Ferraioli , di Angri, che, in concorso con altri, sono indagati, a vario titolo, di turbativa d’asta e corruzione. Al primo sono stati concessi dal gip di Milano gli arresti domiciliari, mentre all’ingegnere angrese è stata applicata la misura cautelare in carcere.

Otto sono le gare di appalto finite sotto la lente investigativa della Guardia di Finanza. Tre delle quali sono state affidate alla società romana per la quale lavorano i due manager arrestati. Gli inquirenti hanno ricostruito anche il giro della tangente che sarebbe stata pagata per ottenere l’appalto. In particolare, per uno degli appalti truccati, che aveva la durata di tre anni, il managemet della società romana, che se lo aggiudicò, s’impegnò a versare mille euro al mese al manager di Atm, Bellini, attraverso un’altra società, operativa nel campo delle consulenze, con sede nel Montenegro e riconducibile ad un ingegnere di origine greca, ma residente in provincia di Latina, che fatturava l’importo delle tangenti e le girava a Bellini. Nel seguire le attività dei manager salernitani i finanzieri sono finiti spesso in un noto ristorante nei pressi della stazione centrale. Nel locale, attraverso un’intercettazione ambientale, vengono registrati i colloqui tra gli indagati: «…succederà come è successo in linea 1 … perché i tempi son cambiati, ma le modalità non son cambiate … mi ricorderò sempre questo … lo ricordo perché forse ero un po’ più giovane o comunque son rimasto, nonostante sia passato per tangentopoli, io lavoravo in metropolitana milanese …».

E poi racconta di come sono cambiate le cose in una notte e del “giro delle valigette”. Siamo nel mese di dicembre del 2016. Nelle 426 pagine – scrive la città – dell’ordinanza del gip del tribunale di Milano vengono svelate tutti i sistemi per truccare le gare della metropolitana meneghina. Il giudice cita anche una vicenda in cui il funzionario di Atm, Bellini, in uno degli appalti finiti nel mirino della Procura milanese, diretta dal dottor Francesco Greco , avrebbe proposto all’amministratore di una ditta partecipe del sistema delle gare truccate di falsificare «la stampigliatura di un cavo avente caratteristiche diverse da quelle richieste da Atm al fine di occultare alla stazione appaltante che il prodotto firmato non corrispondeva a quello da contratto».

Per Bellini, colpito dalla misura carceraria, la «posa del cavo “sbagliato” dopo l’apposizione della stampigliatura contraffatta sarebbe sicuramente passata inosservata a tutti salvo il verificarsi di un incidente». In particolare aggiunge: «Un incendio, un cortocircuito… per arrivare a quello deve bruciare la galleria». La conversazione è finita nelle intercettazioni in cui Bellini afferma che “il magistrato” avrebbe potuto prendere «il c…o di pezzo di cavo e mandarlo ad una società per l’analisi chimica, tecnica ». L’Atm, intanto, si dice estranea alla vicenda che vede indagati due suoi funzionario che avrebbero agito in modo autonomo, violando il codice etico ancor prima della legge. L’inchiesta dei magistrati milanesi riaccende i riflettori sulla città e sui sistemi truffaldini che regolano gli appalti con funzionari disposti a tutto anche ad assumere «soggetti privi delle necessarie professionalità e competenze, ma legati alle imprese che li remuneravano illecitamente ». Il blitz ha svelato il sistema delle tangenti.

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