Ristori covid, alla sbarra ex calciatori e dirigenti della Nocerina
A processo per “articolato sistema fraudolento” e “false dichiarazioni” ex calciatori e dirigenti della Nocerina, Molti dei calciatori patteggiarono le sanzioni previste dal Codice di Giustizia Sportiva. Lo scrive il Mattino
Una presunta truffa sui ristori Covid costa il processo a 17 persone. Tra queste ci sono 15 ex calciatori della Nocerina e due dirigenti dell’epoca. Giorni fa, il Gup ha disposto il rinvio a giudizio per tutti gli imputati, con la prima udienza utile fissata per la fine di novembre. L’anno di riferimento è il 2020/2021. Il Governo stanziò ristori economici con il decreto legge 18 del 17 marzo, conseguenti al fermo delle attività agonistiche causato dalla pandemia del Covid. Secondo le accuse, attraverso un «articolato sistema fraudolento» e «false dichiarazioni», l’allora società rossonera sarebbe riuscita ad ottenere dei fondi in modo illegale. L’erogazione avvenne per conto della società in house “Sport e Salute” del Ministero delle Finanze.
Il decreto, in ragione della “straordinaria e urgente necessità” di contenere gli effetti negativi dell’emergenza epidemiologica e il fermo di molte attività, predispose per il settore sportivo la somma di 50 milioni di euro per l’anno 2020-2021. Una cifra che era destinata a chiunque avesse rapporti di collaborazione presso FederazioniNazionali , Enti di Promozione Sportiva, società e associazioni sportive dilettantistiche. Secondo la tesi della procura di Nocera Inferiore, con della documentazione che riguardava diversi calciatori della formazione Juniores (per alcuni, minorenni, vi fu lo stralcio) la Nocerina avrebbe attestato l’esistenza di rapporti di collaborazione con quegli stessi atleti.
L’ammontare del contributo erogato dal ministero era pari a 800 euro per i mesi di novembre e dicembre 2020 e 400 euro per i mesi da gennaio a marzo 2021. Chi aveva fatto domanda risultava così tesserato in quel periodo, con l’emergenza Covid in essere. In ambiti sportivo, molti dei calciatori patteggiarono le sanzioni previste dal Codice di Giustizia Sportiva. Mentre per i due dirigenti fu decisa un’inibizione per 2 anni, con un’ammenda invece comminata alla società dell’epoca.
L’accusa viene contestata ad ogni singolo calciatore: in sostanza, veniva certificato “falsamente” che con un tesserato era in atto un rapporto di lavoro di collaborazione sportiva da settembre 2020 al 20 giugno 2021, con tanto di sospensione dell’esecuzione delle prestazioni e delle attività a causa dell’emergenza pandemica. Nel processo dovranno difendersi anche due dirigenti, tra i quali l’ex presidente all’epoca della società rossonera. Le difese avevano chiesto una derubricazione del reato, oltre all’assoluzione. Il Gup ha deciso per il dibattimento.