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Neonata uccisa a Roccapiemonte, la madre non parla Provincia e Regione 

Neonata uccisa a Roccapiemonte, la madre non parla

Nella prima seduta della consulenza psichiatrica su Margherita Galasso, la mamma rocchese indagata perché ritenuta responsabile della morte della figlia nata da poche ore, la donna non parla. Il lungo colloquio si è svolto in un ambulatorio medico del carcere di Salerno: a condurlo il dottor Antonio Zarrillo, consulente del sostituto procuratore Roberto Lenza che dirige le indagini sulla neonata trovata morta a Roccapiemonte il 2 settembre scorso.

Lo psichiatra dovrà relazionare sulla capacità di intendere e di volere dell’indagata. Nessuna parola da parte degli inquirenti che sul caso mantengono uno stretto riserbo, ma proprio il lungo colloquio già di per sé testimonierebbe la capacità di Margherita Galasso di rispondere alle domande. Una capacità già intravista durante la prima visita psichiatrica tenuta da Ferdinando Pellegrino, consulente del Gip, chiamato a stabilire se la donna può rimanere o meno in carcere. Il recupero di Margherita. Una svolta nelle indagini, dopo le giornate in cui la 42enne rocchese era senza forze ed impossibilitata a parlare tant’è che, come ricordato dagli stessi avvocati difensori dell’indagata, si era avvalsa della facoltà di non rispondere perché non ce la faceva a essere sottoposta a un interrogatorio. Un recupero che lascia riflettere sulle condizioni su cui era stata trovata al momento in cui era stata portata all’ospedale di Nocera Inferiore la sera del 2 settembre. Quella sera, come nei giorni successivi, Margherita Galasso era apparsa in una sorta di stato confusionale, non si sa se a causa del parto o della somministrazione di farmaci. Perché quello stato così poco reattivo quando poi a distanza di poco più di dieci giorni ha risposto alle domande dagli psichiatri?. Attesa per gli esami. Quelle due ore di ieri in carcere potrebbero aver aperto uno squarcio anche sul periodo del travaglio e del parto. Cosa sia avvenuto in questo lasso di tempo- scrive la Città- è facilmente riscontrabile dai risultati dell’autopsia che sta svolgendo il medico legale Giuseppe Consalvo. Per il marito, Massimo Tufano, la donna potrebbe aver partorito la sera del 31 agosto, quando avrebbe avuto delle perdite di sangue. Una data che rientrerebbe nel limite massimo dell’orario del parto, stimato dai medici dell’ospedale Umberto I come avvenuto in un massimo di 24-36 ore prima dalla visita dell’indagata, alle 22 del due settembre.

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