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Milan-Lazio da sospendere. Quelle norme disattese Sport 

Milan-Lazio da sospendere. Quelle norme disattese

Una partita che andava sospesa, in base alle norme vigenti. E invece ieri sera a San Siro Milan-Lazio, nonostante le ripetute manifestazioni razziste dei tifosi biancocelesti prima, durante e dopo i 90 minuti, si è svolta regolarmente ed è stata portata a termine dall’arbitro Mazzoleni, lo stesso di un’altra partita della vergogna, Inter-Napoli del 26 dicembre con i ripetuti buu a Koulibaly. Quel giorno il difensore del Napoli fu l’unico a pagare con l’espulsione. Indignazione generale e giro di vite della Figc: il 30 gennaio il consiglio federale ha varato una modifica all’articolo 62 delle Noif (Norme organizzative interne) semplificando le procedure.

COSA PREVEDE L’ITER — In caso di manifestazioni razziste, il primo annuncio dello speaker chiede la cessazione dei cori, con le squadre già richiamate al centro del tempo. In caso di recidiva, le squadre rientrano negli spogliatoi. Insomma, il percorso è stato accorciato passando da tre a due fasi prima della scelta estrema dell’interruzione della partita. Ed è stata introdotta l’interruzione temporanea della gara ad opera dell’arbitro, restando immutata la competenza del responsabile dell’ordine pubblico a non dare inizio o a sospendere, anche definitivamente, la gara.

INDIFFERENZA — Ieri a San Siro le manifestazioni razziste, specialmente nei confronti del milanista Bakayoko, sono cominciate ancor prima del fischio d’inizio e si sono protratte per tutta la serata: i soliti ululati, l’esibizione di banane vere e gonfiabili, un clima intollerabile. Dall’altoparlante lo speaker, evidentemente sollecitato dal responsabile dell’ordine pubblico, ha lanciato due avvisi agli ultrà laziali, rimasti inascoltati. E lasciati cadere nel vuoto dall’arbitro Mazzoleni. E’ vero che la decisione ultima di interrompere la partita, per ragioni di ordine pubblico, è in capo al responsabile designato dal ministero dell’Interno, ma l’arbitro avrebbe potuto fermare temporaneamente il gioco richiamando le squadre a centrocampo e dando un primo segnale, forte, di dissenso verso i razzisti. Invece è prevalsa, come al solito, l’indifferenza.

 

fonte La Gazzetta dello Sport

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