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Meno social, più aggregazione: il grande progetto dell’ASD Torrione Calcio Provincia 

Meno social, più aggregazione: il grande progetto dell’ASD Torrione

In un’epoca in cui i giovani e i bambini hanno perso la voglia di stare insieme, di trascorrere un pomeriggio al parco o di correre dietro ad un pallone a causa di queste tentazioni chiamate social, progetti come quello dell’ASD Torrione meritano totale appoggio e sostegno. L’iniziativa parte da Peppe Nasti, titolare del negozio Fans Shop di Torrione e presidente di una scuola calcio che punta non solo a valorizzare i talenti del territorio, ma anche – e soprattutto – a sostituire la realtà virtuale con quella reale. “E’ un percorso che parte da lontano” ha detto il patron “già negli anni scorsi abbiamo partecipato a diversi campionati abbinando le attività didattiche quotidiane ad una serie di eventi che ci hanno permesso di coinvolgere le famiglie e tutto lo staff. Mi vengono in mente con orgoglio le cene sociali, la partita celebrativa tra “grandi” e “piccini”, le trasferte in giro per la provincia che diventavano occasione per conoscere ed ammirare luoghi splendidi come il Cilento. Lo sport ha un ruolo sociale essenziale, nel nostro piccolo vogliamo essere un punto di riferimento e aggregare quanti più ragazzi possibile”. Anche il modo di fare comunicazione è originale e interessante. Ogni tesserato viene coinvolto attraverso foto, video e brevi interviste per raccontare la propria storia e per farsi conoscere dal pubblico. Fiore all’occhiello dell’organigramma è l’ex attaccante della Salernitana Roberto Merino che, prima e dopo ogni allenamento, dispensa consigli ai suoi ragazzi quasi fosse un fratello maggiore: “A me non interessa che vincano i contrasti o che eseguano uno schema alla perfezione” dice con convinzione “il ruolo degli istruttori e della scuola calcio è totalmente diverso e ho sposato in pieno il progetto del club perchè si sposa con le mie idee. Certo, se vinciamo le partite o se un nostro allievo diventa un valido atleta siamo orgogliosi. Ma a me interessa allontanarli dalle strade, far spegnere questi telefonini per riscoprire il piacere della pizza con gli amici, della partitella al parco e delle ore intere trascorse a parlare di qualunque cosa. I social possono essere uno strumento di crescita, ma oggi si abusa. E noi, nel rispetto dei ruoli e senza sostituirci alle famiglie o ai professori, abbiamo un ruolo affascinante e delicato”.

Non solo Merino, però. Perchè lo staff tecnico è composto da professionisti molto apprezzati a Salerno e provincia e con trascorsi di livello nel mondo dello sport. Dallo storico preparatore dei portieri Alviggi agli allenatori Amerigo Ronga, Antonello Spedaliere, Antonio Galdi, Bruno De Nicola, Enrico Bove, Salvatore Coda ed Enrico De Crescenzo. Senza dimenticare la segretaria Anna Donati e il giovane, ma già bravissimo responsabile dell’area comunicazione Giovanni Di Domenico. La novità di quest’anno è rappresentata dalla partecipazione al campionato di terza categoria, un vecchio pallino del presidente Nasti: “E’ vero, era uno degli obiettivi quando ho iniziato quest’avventura. E’ anche un modo per spronare i più piccoli, la speranza è che il nostro settore giovanile sia il serbatoio per la prima squadra. Domenica scorsa abbiamo conquistato il primo punto e il gruppo cresce sotto tutti i punti di vista”. Due le problematiche che hanno ostacolato il cammino della scuola calcio. Anzitutto la pandemia, con le annesse restrizioni che hanno penalizzato oltremodo proprio i più piccoli. “Un danno psicologico enorme” disse in una recente intervista mister De Nicola “è difficile che la vita reale prevalga sui social se, per quasi un anno e mezzo, sono rimasti chiusi in casa senza nemmeno la possibilità di andare a scuola. Questo ha reso i ragazzi più pigri e solitari, a volte bisogna pregarli per venire a fare allenamento. Ai miei tempi, invece, bastavano due zaini per fare le porte e un pallone di stoffa per tornare a tarda sera con le classiche ginocchia sbucciate. Noi lavoriamo tanto con i ragazzi, ma l’epoca in cui viviamo non c’aiuta”. Poi c’è il cronico problema delle strutture, tallone d’Achille di una città tutt’altro che “europea” sotto questo punto di vista. Le squadre del settore giovanile si allenano tra De Gasperi e Rione Zevi, talvolta dividendo i campi con altre realtà locali. I “grandi”, invece, hanno svolto parte della preparazione a Battipaglia e giocano le gare interne a Pellezzano. Con dispendio d’energie – e di soldi – non indifferente. C’è poi il solito discorso relativo al rapporto con i genitori che, come detto, vengono coinvolti quotidianamente e resi parte integrante del progetto. “Ma nel rispetto dei ruoli” chiosa il tecnico Spedaliere “faccio un discorso generale: a volte il genitore pensa che il proprio figlio sia il più bravo di tutti, che debba giocare sempre o che sia destinato alla serie A. Noi, qui, mettiamo tutti sullo stesso piano. L’importante è che apprendano divertendosi. C’è chi ha più talento, chi sopperisce con impegno ed entusiasmo. A noi va benissimo così. E’ la crescita umana che va messa al centro del progetto, è fondamentale che padri e madri si fidino di noi istruttori e della nostra esperienza. Il rispetto delle regole è determinante e consente di svolgere un ottimo lavoro”.

 

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