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La sera del 29 giugno 2009 la strage di Viareggio con 33 morti Attualità 

La sera del 29 giugno 2009 la strage di Viareggio con 33 morti

Ac adde oggi: la sera del 29 giugno 2009, 12 anni fa, un treno merci deragliò poco dopo aver superato la stazione di Viareggio, in Toscana. Trasportava GPL — gas di petrolio liquefatto — che fuoriuscì da uno dei carri cisterna del treno causando un incendio e l’esplosione di tre palazzine adiacenti alla stazione. Ci furono 33 morti: 11 persone morirono subito per le ustioni o per il crollo degli edifici, altre 20 morirono in ospedale nelle settimane e nei mesi successivi mentre 2 anziani, Angela Monelli e Italo Ferrari, morirono di infarto, probabilmente a causa dello spavento dovuto all’esplosione.
Il treno merci 50325 Trecate-Gricignano composto da un locomotore e 14 carri cisterna contenenti GPL deragliò a 400 metri di distanza dalle banchine della stazione, a fianco delle quali era appena passato alla velocità di 90 chilometri orari, dunque sotto il limite stabilito dei 100. A seguito del deragliamento, nel primo carro cisterna si aprì uno squarcio da cui uscì il GPL, che passò dallo stato liquido non infiammabile a quello gassoso. Il GPL è un gas più pesante dell’aria, quindi non si disperde ma rimane vicino al terreno, “colando” verso la pendenza più vicina.

Gran parte del gas si riversò verso una delle due vie che corrono parallele alla linea ferroviaria: via Ponchielli. Questa strada non era separata dai binari, al contrario di via Antonio Cei sul lato della ferrovia rivolto verso il mare. Nel giro di pochi istanti il gas incontrò qualcosa che ne causò l’innesco. L’esplosione venne sentita in tutta Viareggio; molti testimoni ricordano di un boato molto forte e vibrazioni così intense da ricordare un terremoto. Una colonna di fuoco si alzò per decine di metri, visibile da ogni angolo della città. Tre palazzine di via Ponchielli esplosero e molte automobili presero fuoco.
Subito dopo il deragliamento, i due macchinisti alla guida del treno merci, Andrea D’Alessandro e Roberto Fochesato, abbandonarono la locomotiva e si salvarono scavalcando il muro tra la ferrovia e via Cei, riparandosi nella vicina sede della Croce Verde. I macchinisti non si resero conto dei problemi del treno fino a deragliamento avvenuto, perché il locomotore non aveva specchietti retrovisori né un sistema di telecamere o sensori per monitorare i carri dietro alla locomotiva.

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