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La rivoluzione della New Space Economy, dalla governance ai satelliti Lifestyle 

La rivoluzione della New Space Economy, dalla governance ai satelliti

Avanza a passi da gigante la rivoluzione della New Space Economy, la nuova realtà che vede le applicazioni delle tecnologie spaziali sempre più al servizio della società, un ruolo sempre più importante dei privati e tecnologie che rendono lo spazio più accessibile, anche economicamente, a centri di ricerca, università e aziende. E’ un cambiamento che richiede una nuova organizzazione a livello delle istituzioni, con programmi che tengano conto della trasformazione in atto e nuova governance. Per questo i protagonisti di questa trasformazione si sono dati appuntamento nel New Space Economy ExpoForum, organizzato da Fiera di Roma e Fondazione Amaldi col
patrocinio dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi).

Grazie alla New Space Economy “lo spazio sta vivendo un cambiamento radicale, diventando il settore piu’ completo a supporto della societa’ , un motore di innovazione, formazione e di nuove aree di lavoro qualificato”, ha osservato il presidente dell’Asi, Giorgio Saccoccia, “L’Italia ha sempre creduto negli enormi benefici delle attivita’ spaziali sia dal punto di vista tecnologico che sociale – ha detto – e dopo decenni di investimenti e ricerca, stiamo vivendo un’evoluzione culturale nel settore spaziale, con nuove priorita’.

Nel 2020 sono stati raggiunti traguardi importanti dal nostro Paese, “che – ha detto -hanno modificato profondamente prospettive, mercati e modelli di business, come il lancio di Vega che trasportava 53 satelliti con il nuovo dispenser Small Spacecraft Mission Service, l’istituzione di Primospace Fund, il primo fondo di venture capital concentrato su start-up spaziali innovative, e il lancio di Bishop Airlock, sviluppato dall’italiana Tasi e Nanorack, il primo airlock commerciale che operera’ sulla Stazione spaziale internazionale”.

La speranza, per Saccoccia, e’ che i giovani possano cogliere l’importanza di questo cambio culturale, che si dovra’ riflettera’ anche a livello di educazione e formazione, anche con una visione trasversale di tutti tradizionali segmenti produttivi e funzionale alle grandi sfide globali”. Allo scopo di sfruttare i benefici socio-economici che possono derivare dalle attivita’ spaziali, ha rilvevato, “e’ stato definito a livello nazionale un Piano strategico per la space economy, per allargare e usare i sistemi spaziali, i prodotti e le applicazioni anche in altri settori di mercato e spingere il nostro sistema industriale verso la nuova space economy”.

L’economia dello spazio “conferma la sua crescita ed e’ una piattaforma sempre piu’ utilizzata dai privati e sempre piu’ focalizzata sui servizi per i cittadini”, ha detto Maria Cristina Falvella, presidente della Fondazione ‘Edoardo Amaldi’. “Lo spazio e’ ormai uno dei pilastri su cui si basa l’evoluzione della nostra societa’ per la creazione di moderni profili professionali e soluzioni innovative e sostenibili per le diverse filiere industriali che, grazie al settore spaziale, possono consolidare il loro posizionamento e incrementare le opportunita’ di accesso al mercato”.
Nonostante le difficolta’ che hanno caratterizzato il 2020, per Falvella la New Space Economy ha registrato un incremento del bacino di utenza, rendendo il mercato spaziale sempre piu’ accessibile per le imprese che fanno innovazione. Gli investimenti di venture capital in campo spaziale negli ultimi 5 anni sono infatti cresciuti in modo esponenziale, superando i 4 miliardi di dollari solo nel 2019. La New Space Economy “permea l’intera struttura economica italiana, coinvolgendo anche un gran numero di piccole e medie imprese, spina dorsale del nostro tessuto imprenditoriale – ha aggiunto Pietro Piccinetti, amministratore unico di Fiera Roma – L’Italia e’ uno dei pochi Paesi al mondo che possiede l’intera filiera che porta allo spazio con capacita’ propria di sviluppare i satelliti, portarli in orbita e gestire tutti i servizi connessi, distinguendosi per qualita’ , precisione e innovazione”.

Il nuovo Programma spaziale europeo “punta a garantire la leadership e l’autonomia strategica dell’Unione europea nel settore, promuovendone un ruolo forte nello spazio e aumentando la competitivita’ della nostra industria eccezionale”, ha detto l’eurodeputato Massimiliano Salini, membro della Commissione Industria, ricerca ed energia.

“Il nostro sforzo di co-legislatori – ha proseguito Salini – punta a garantire la continuita’ del Programma e sostenere un budget ambizioso da investire in questo settore chiave, che dimostra di promuovere l’innovazione, rafforzare crescita economica e, come dimostrato durante la pandemia da Covid, offrire soluzioni tecnologiche fondamentali per i servizi di monitoraggio e tracciamento”.

Per garantire pero’ la massima efficacia, secondo Salini, “il Programma dovra’ assicurare una governance chiara e stabile, il cui buon funzionamento dipende da una precisa separazione dei ruoli degli attori coinvolti, facendo leva su una solida cooperazione tra istituzioni Ue, la Commissione europea e l’agenzia Gsa/Euspa, da un lato, e le organizzazioni internazionali con una grande esperienza nel campo, come l’Esa, dall’altro. Non c’e’ cooperazione efficace senza netta separazione dei compiti”.

Il 2020 ha visto il record di satelliti lanciati in un anno, ha detto Simonetta Di Pippo, direttore dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari dello Spazio extra-atmosferico (Unoosa). “Stiamo assistendo oggi a qualcosa di mai visto nel settore spaziale da 60 anni a questa parte: con la miniaturizzazione dei satelliti e il calo del costo dei lanci, e’ aumentato gradualmente l’accesso alla spazio. Il 2020 ha visto il record di satelliti lanciati in un anno, piu’ di 1200, il doppio rispetto al 2019”. Rispetto al 2019, in cui erano 50 i Paesi che avevano lanciato almeno un satellite, “oggi siamo arrivati a 83″. Dal 1957 sono stati lanciati complessivamente 10.200 oggetti, ci cui l’11% solo nel 2020”.

“Ma cio’ che e’ cambiato di piu’ e’ la composizione del settore spaziale, in passato dominato principalmente dai governi – ha detto ancora – e oggi gestito da sistema di attori pubblici e privati che insieme contribuiscono alla space economy. Basti dire che dei piccoli satelliti lanciati dal 2012, la meta’ non sono di governi”. La cosa importante, ha rilevato – e’ agire ora, prima che sia troppo tardi, perche’ siano rispettati i maggiori standard di sicurezza e sostenibili per l’ambiente spaziale”. Cio’ che piu’ conta, secondo l’esperta, e’ che l’economia spaziale oggi sta crescendo in tutto il mondo, anche nei Paesi emergenti. Si stima ad esempio che l’economia spaziale africana crescera’ di oltre il 40% nei prossimi 5 anni. L’invito, ha concluso, è lavorare “a livello globale per obiettivi condivisi, sostenibili ed equi. Dobbiamo dimenticare nazionalismi, individualismo e competizione. E’ il solo modo con cui le generazioni future potranno vivere meglio”.

Sui fondi europei e’ intervenuta Laura Tassinari, direttore Internazionalizzazione, Cluster e Studi di Lazioinnova, sottolineando come la “sfida oggi sia definire i prossimi 7 anni dei programmi di finanziamento europei, che dovranno raggiungere 1,3 miliardi, a cui saranno aggiunti i fondi del Recovery Fund. Sara’ inoltre fondamentale la collaborazione con le altre regioni per competere a livello internazionale”. Fonte: Ansa.it

 

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