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L’11 febbraio di 10 anni fa la svolta di Benedetto XVI che cambiò la Chiesa di Roma Attualità 

L’11 febbraio di 10 anni fa la svolta di Benedetto XVI che cambiò la Chiesa di Roma

Accadde oggi; era l’11 febbraio 2013,  10 anni fa,  quando cambiò la storia non soltanto della Chiesa. Quel giorno il Pontefice Benedetto XVI (morto poco tempo fa) teneva un concistoro per i decreti di canonizzazione di alcuni santi. Tutto sembrava filare secondo consuetudine fin quando Ratzinger, sempre in latino, comincia a leggere qualcos’altro. Una dichiarazione che il Papa aveva steso di proprio pugno con cui spiega di “non aver più le forze per governare la barca di Pietro e dopo aver a lungo pregato, ha deciso di lasciare”. Il fulmine che colpì San Pietro La confessione lascia impietriti i presenti. In un silenzio irreale, il decano del collegio cardinalizio, Angelo Sodano, dichiarerà a nome di tutti: “La notizia ci coglie come un fulmine a ciel sereno”. Quello stesso che, quando ormai su Roma cala la sera, colpirà la cupola di San Pietro: quella foto, e la notizia della rinuncia, faranno il giro del mondo.  Vacatio Sedis La fine ufficiale del pontificato di Benedetto XVI avvenne alle ore 20 del 28 febbraio e coincise ‘plasticamente’ con la chiusura del portone del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, la residenza estiva papale sul lago di Albano, dove Ratzinger aveva deciso di ritirarsi durante lo svolgimento del Conclave. Quel portone diventa il sigillo sulla fine di un’era.  L’elezione di Papa Francesco sempre in quelle stanze il “papa emerito” come da quel momento sarebbe stato chiamato, sveva atteso l’annuncio, il 13 marzo, della fumata bianca dal camino della Cappella Sistina. Poi l’Habemus Papam dalla loggia della basilica di San Pietro, con il primo saluto ai fedeli del nuovo Papa, l’argentino Jorge Mario Bergoglio, e un’altra scelta ‘rivoluzionaria’ per la Chiesa: quella di chiamarsi Francesco. Un pontificato di passaggio. Quando Ratzinger era stato eletto, nell’aprile 2005, il mondo pensava che quello sarebbe stato un “Papa di passaggio” dopo il lungo  pontificato di Giovanni Paolo II. Non ci si attendeva una grande novità per la Chiesa. Il suo pontificato, durato 7 anni, 10 mesi e 9 giorni, più lungo delle previsioni, si è rivelato invece forse il più difficile e contrastato. Gli scandali della pedofilia, la crisi innescata da Vatileaks. Solo molto tempo dopo, con la rinuncia cui seguì il nuovo pontificato, si capì la portata “rivoluzionaria” della sua figura. La grande umiltà di Ratzinger  Benedetto XVI era un “grande teologo” ma considerato troppo distante dalla gente. Le sue dimissioni inzialmente furono lette come una fuga, un segno di incapacità di riformare la Chiesa. In realtà, quel gesto appare oggi in tutta la sua grandezza, per l’umiltà del suo protagonista e per le conseguenze che ha avuto nella vita della Chiesa. Del resto quando venne eletto le sue prime parole, pronunciate dalla Loggia vaticana, furono: “Dopo il grande papa Giovanni Paolo II, i cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore. Mi consola il fatto che Dio sa lavorare e agire anche con strumenti insufficienti”.  Una gesto “rivoluzionario” La successiva elezione di Jorge Bergoglio ha già in sè la portata rivoluzionaria di quel gesto di umiltà del suo predecessore: il primo gesuita sul soglio di Pietro, il primo sudamericano, il primo a chiamarsi Francesco. La Chiesa guidata da Bergoglio in pochi mesi et stata in grado di abbattere muri che soltanto poco tempo prima sembravano insormontabili: la riforma dello Ior  e quella della Curia.

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