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Intervista a Mariano Lazzarini, ex direttore Confcommercio Salerno: “75 anni di storia distrutti in pochi mesi…una responsabilità che pesa su chi l’ha consentito per palese incompetenza” Economia Primo piano 

Intervista a Mariano Lazzarini, ex direttore Confcommercio Salerno: “75 anni di storia distrutti in pochi mesi…una responsabilità che pesa su chi l’ha consentito per palese incompetenza”

Dopo le voci che parlavano del tracollo della Confcommercio di Salerno a causa della sua situazione debitoria abbiamo invitato l’ex direttore Mariano Lazzarini a rilasciare un’intervista volta a chiarire la sua posizione. Ma in seguito al processo di regionalizzazione della Confcommercio e alle volontà politiche della regione Campania che ha usato l’ascia per tagliare i trasferimenti alle associazioni di categoria, anche Lazzarini è stato licenziato.

Una necessità o una precisa regia che nascondeva altri obiettivi politici contro cui non vi sarebbe stata alcuna possibilità di difesa? In questa situazione il Direttore, pur non avendo alcuna colpa, ha ritenuto fare un passo indietro non nascondendo la volontà di fare chiarezza sulla vicenda che lo ha visto, in quale modo, protagonista ed artefice. Mariano Lazzarini ha retto la direzione provinciale di Salerno dal 1996 e per 22 anni ha retto le fila della territoriale di Confcommercio Salerno. E’ in organizzazione dal 1982 (prima come vice e poi come direttore), è stato Presidente del consiglio di amministrazione del “Consorzio Aeroporto Salerno-Pontecagnano”, nonché vicepresidente della Camera di Commercio e vanta svariati incarichi nazionali in seno al sistema associativo.

“Sono stato protagonista del processo di regionalizzazione per il quale avevo posto ai vertici una condizione imprescindibile ossia la permanenza della Confcommercio Salerno in piena autonomia politica a tutela delle imprese del territorio che tanto hanno contribuito finanziariamente a questa associazione e con fior fior di imprenditori alla dirigenza politica. Evidentemente i progetti politici erano ben altri”.

Forse Lazzarini era un personaggio scomodo che contrastava le veri intenzioni e obiettivi della dirigenza nazionale. Ma c’era un filo conduttore in tutte le sue azioni: la centralità delle persone. Come imprenditori, come cittadini, protagonisti di questo territorio nel quale egli afferma “ho sempre fermamente creduto”.

Il presidente Marone imputa il tracollo ad una enorme massa debitoria della sede locale di cui non si assume la responsabilità. Dunque la colpa è imputabile al suo operato?
“Sicuramente tutte le colpe non possono essere attribuite solo all’avvocato Marone il quale, però, prima di rivestire l’incarico di Presidente provinciale è stato amministratore della Confcommercio Salerno sotto la presidenza Arzano e dunque era a conoscenza dei conti della territoriale. Tutto ciò non gli ha impedito la candidatura all’attuale presidenza. Non parlerei assolutamente di enorme “massa debitoria” perché la Confcommercio Salerno non ha debiti né con istituti bancari né previdenziali e inoltre è in regola con gli onerosissimi contributi associativi della Confcommercio nazionale. Certo che non si può omettere un fatto importante e cioè che siamo stati sostenuti da un intervento finanziario nazionale per il quale andava programmato il rientro. E questo finanziamento si è reso necessario in seguito all’abrogazione della Legge Regionale 49/80 (Legge che finanziava le associazioni di categoria ndr). Il mancato contributo regionale, pari a circa 150 mila euro annui, ha determinato il collasso della struttura”.

Ritiene che gli scandali che hanno riguardato il Presidente Sangalli e travolto il Direttore Generale Francesco Rivolta fino al suo licenziamento abbiano in qualche modo avuto ripercussioni sulla questione della procedura di regionalizzazione?
“Rivolta è stato un fautore del processo di regionalizzazione ed è con lui che abbiamo tenuto i tavoli di concertazione. Nulla faceva presagire gli eventi scabrosi che hanno riguardato i vertici nazionali di Confcommercio che mi hanno lasciato non poco sorpreso”.

Secondo lei i soci salernitani accetteranno questo nuovo assetto associativo?
“Credo che gli vada spiegato in maniera molto chiara e diretta che in Città e provincia avranno, con tutta probabilità, soltanto una delegazione della Confcommercio partenopea e che le decisioni di maggiore interesse verranno prese a Napoli dove, possiamo solo sperare, terranno conto anche delle esigenze territoriali. L’attuale dirigenza, con grande disinvoltura ha consentito che andassero distrutti 75 anni di storia e l’impegno di centinaia di imprenditori salernitani nel ruolo di dirigenti”.

Che pensa dell’abbandono dell’Enasco?
“E’ un episodio gravissimo verificatosi non appena ha iniziato a gestire l’organizzazione il vertice napoletano con l’irresponsabilità degli attuali vertici salernitani. Il Patronato resta uno dei servizi di maggiore importanza per l’associazione che invece allegramente ed irresponsabilmente si perde i pezzi per strada. Fortunatamente hanno già riaperto una moderna ed efficiente sede operativa in via Zammarelli, 12 a Torrione”.

In definitiva che ruolo hanno oggi le associazioni di categoria?
“Le grandi Confederazioni hanno ormai da tempo abbandonato le imprese dal punto di vista della rappresentanza sindacale. La loro spinta, e Salerno ne è un esempio eclatante, è la creazione di aziende di servizi nelle quali la funzione di rappresentanza degli interessi non ha più spazio. Io sono figlio di un altro tempo dal punto di vista associativo quando mettevamo al centro della nostra attività i bisogni dei commercianti e più in generale dei piccoli imprenditori cercando di favorire lo sviluppo delle loro imprese. Non ho voluto cedere né alle logiche politiche né a quelle di una Confederazione in cui non mi riconosco più. Ho pagato per questo mio impegno e per la difesa di un territorio e di una categoria che mi ha dato tutto. Pagare per questo per me è stato un onore”.

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