Accadde oggi: il 30 maggio 1989, 32 anni fa, durante le proteste di piazza Tienanmen a Pechino, venne svelata la statua detta “Dea della Democrazia”. La statua era composta di polistirolo e cartapesta, applicati ad un’intelaiatura di metallo, ed era alta circa 10 metri; nell’intento dei creatori la statua doveva essere il più grande possibile, di modo che fosse difficile per il governo distruggerla, senza provocare reazioni dai dimostranti. Ciononostante la statua venne distrutta il 4 giugno dall’esercito popolare di liberazione, durante lo sgombero dei manifestanti. Le proteste in piazza Tienanmen, ad opera di studenti, intellettuali ed operai, erano cominciate il 15 aprile, in seguito alla morte di Hu Yaobang, segretario generale del partito comunista; il 22 gli studenti scesero in piazza Tienanmen, chiedendo un incontro con il primo ministro Li Peng. Le alte cariche erano convinte che le masse di studenti avessero intenzioni sovversive, e li accusarono di complottare contro lo Stato. Il 4 maggio circa centomila persone marciarono per le strade di Pechino, chiedendo maggiore libertà nei media; gli intellettuali e gli studenti chiedevano segni di progresso, come la democrazia e il multipartitismo, inoltre si chiedeva la liberazione dei prigionieri politici. Dopo una tregua la protesta diventò più radicale: il 13 maggio circa duemila studenti si insediarono a piazza Tienanmen, accusarono di corruzione il partito comunista, e chiesero al governo riforme democratiche. Alcuni studenti cominciarono uno sciopero della fame. I manifestanti non avevano una leadership unita, ma comunque riuscirono a continuare la protesta nel corso di tutto il mese. Il 19 maggio Deng Xiaoping riuscì a imporre la linea dura, promulgando la legge marziale a Pechino; nonostante questo i manifestanti non si arresero. Il 30 maggio venne innalzata la statua chiamata “Dea della Democrazia” che contribuì a rincuorare lo spirito di protesta. Dopo giorni di stallo, all’esercito fu ordinato di muoversi dalla periferia verso piazza Tienanmen, quando i manifestanti resistettero, le truppe aprirono il fuoco, massacrando i civili che protestavano, i militari arrivarono in piazza verso le dieci di sera. Le stime sulle vittime variano molto a seconda delle fonti, e vanno dalle poche centinaia ad alcune migliaia di morti. (Fonte Corriere della Sera)