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Il 24 febbraio di 32 anni fa moriva a Roma Sandro Pertini, il Presidente più amato dagli italiani Attualità 

Il 24 febbraio di 32 anni fa moriva a Roma Sandro Pertini, il Presidente più amato dagli italiani

Accadde oggi: il 24 febbraio del 1990, 32 anni fa, moriva a Roma Sandro Pertini, nato a San Giovanni di Stella il 25 settembre 1896. Politico, giornalista, partigiano italiano e presidenti della Repubblica, nato da una famiglia benestante. Studiò al Liceo Ginnasio Gabriello Chiabrera di Savona e proprio in quegli anni, grazie al professore Adelchi Baratono, si avvicinò al socialismo. Dopo essersi laureato in giurisprudenza e in scienze politiche e sociali partecipò alla Prima guerra mondiale e una volta concluso il conflitto intraprese la professione di forense. Subito dopo aver concluso gli studi abbracciò le idee del Partito Socialista, alle quali restò fedele fino alla morte, avvenuta nel 1990. Per lui era necessario far coesistere la libertà con la giustizia sociale, punto essenziale per la realizzazione degli ideali socialisti: “Non vi può essere vera libertà senza giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà“. Nel ventennio del fascismo fu uno dei massimi esponenti contrari al regime, motivo per cui fu perseguitato dagli squadristi e condannato a otto mesi di carcere. A causa della condanna fu costretto ad andare in esilio in Francia dove, per guadagnare, svolse i lavori più umili. Quattro anni più tardi riuscì a rientrare in patria sotto falso nome, ma dopo l’arresto fu condannato prima a un periodo di reclusione e poi al confino. Ma non bastò neanche l’allontanamento e lui, con estrema convinzione, continuò la sua azione politica fino al rientro nel 1943. Nell’immediato dopoguerra fu anche il direttore de L’Avanti e de Il Lavoro. Fin da subito partecipò alla vita politica italiana e cercò di mediare tra le posizioni di Pietro Nenni e Giuseppe Saragat, senza però riuscire nel suo intento. Durante la contestazione studentesca del 1968 divenne Presidente della Camera dei Deputati e proprio nel corso di quella carica si rifiutò di firmare il decreto di aumento di indennità ai deputati, palesando la propria disapprovazione del’iniziativa.
Dieci anni dopo, l’8 luglio 1978, fu eletto Presidente della Repubblica al sedicesimo scrutinio, trovando l’appoggio di tutti i partiti democratici e antifascisti, per un totale di 882 voti su 995, record di preferenze. A candidarlo furono il democristiano Zaccagnini, il comunista Natta e il repubblicano La Malfa. Sandro Pertini fu il Presidente più amato e negli anni del mandato contribuì a fare della figura del Presidente della Repubblica l’emblema dell’unità nazionale. Con lui è certamente cambiato il rapporto tra la prima carica dello Stato e i suoi concittadini: grazie alla sua personalità, alla sua grande esperienza umana, riuscì a ridare slancio e fiducia agli italiani delusi dalla politica del tempo e questo perché per lui ogni atto, ogni azione aveva il compito di rinsaldare il legame tra istituzioni e popolo. Dedicò molta attenzione alla criminalità organizzata, denunciando l’attività della mafia e invitando tutti a non confondere i fenomeni criminosi della mafia, della camorra e della ‘ndrangheta con i luoghi e le popolazioni in cui sono presenti. Sandro Pertini, settimo Presidente della Repubblica, scelse di non andare a vivere nel Palazzo del Quirinale e continuò ad abitare nel suo appartamento romano di 35 m² con vista su Fontana di Trevi. Era solito dare attenzioni a tutti e, in particolare modo, ai giovani.  La notte del 24 febbraio 1990, a 93 anni, morì a Roma a causa di complicazioni derivanti da una caduta avvenuta pochi giorni prima. Come espressamente richiesto da lui, fu cremato e le sue ceneri furono deposte nel cimitero di Stella San Giovanni, il suo paese natale.

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