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Il 18 gennaio 1977 l’assurda morte di Re Cecconi per uno scherzo al gioielliere di Roma Attualità 

Il 18 gennaio 1977 l’assurda morte di Re Cecconi per uno scherzo al gioielliere di Roma

Accadde oggi: è la sera di martedì 18 gennaio 1977, 47 anni fa. Mancano pochi minuti alle 19.30, e due giocatori della Lazio, il difensore Pietro Ghedin e il centrocampista Luciano Re Cecconi, assieme a un amico comune, il profumiere Giorgio Fraticcioli, entrano nella gioielleria di Bruno Tabocchini, in Via Nitti, nel quartiere Flaminio, a Roma. Fraticcioli deve consegnare alcuni prodotti. “L’angelo biondo” ha il bavero del cappotto alzato e le mani in tasca. Ama gli scherzi, e non può certo immaginare che di lì a poco una delle sue trovate, secondo quella che è la ricostruzione ufficiale dei fatti, gli costerà la vita. Così intima ad alta voce al gioielliere: «Fermi tutti, questa è una rapina!». Erano quelli gli Anni di piombo, e Tabocchini l’8 febbraio 1976 aveva subito un’autentica rapina durante la quale aveva ferito e consentito l’arresto di un rapinatore. Sentendosi nuovamente in pericolo, il gioielliere non ci pensa neanche, e in un istante, estrae un revolver calibro 7,65, puntandolo contro Ghedin. Se il difensore della Lazio d’istinto estrae le mani dalle tasche, quando l’arma gli viene puntata contro, Re Cecconi non è altrettanto svelto. Parte uno sparo, e Luciano è colpito in pieno petto. Il laziale emette un gemito e si accascia a terra. «Era uno scherzo, era solo uno scherzo», fa in tempo a mormorare. Ghedin si volta e dice al compagno di rialzarsi, che lo scherzo è terminato. Ma si accorge del sangue che scorre dal torace di Re Cecconi: la tragedia è compiuta. Nato a Nerviano il 18 gennaio 1977, Re Cecconi da giovane giocava a calcio come hobby, mentre lavorava come carrozziere. Dopo i primi calci nell’oratorio di Sant’Ilario Milanese, la sua carriera agonistica parte con l’Aurora Cantalupo, mentre la prima maglia da professionista che indossa è quella della Pro Patria, con la quale, il 14 aprile del 1968 fa il suo debutto in Serie C.
La folta chioma bionda e il modo in cui sa imporsi a centrocampo gli valgono il soprannome di “CeccoNetzer”. con chiaro accostamento con il tedesco Guntar Netzer, stella del Borussia Monchengladbach e della Germania. Con la Lazio gioca 133 partita, ma soprattutto è tra i protagonisti dello Scudetto del 1974.

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