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Il 16 agosto 1977 muore a Memphis Elvis Presley Attualità 

Il 16 agosto 1977 muore a Memphis Elvis Presley

Accadde oggi: il 16 agosto 1977, 46 anni fa, il mondo fu scioccato da una notizia tremenda che giungeva da Memphis, Tennessee: il quarantaduenne Re del Rock’ n’ Roll Elvis Aaron Presley veniva trovato morto (attacco cardiaco) nella sua abitazione di Graceland alla vigilia di un tour che sarebbe dovuto partire il giorno seguente, 17 agosto da Portland. Una notizia che sconvolse il mondo intero, ma che in realtà, purtroppo, non colse del tutto di sorpresa chi era vicino al cantante (amici e parenti) e i suoi fidi Fans. Purtroppo Elvis, da diversi anni stava attraversando un periodo 44 anni fa, caratterizzato da seri problemi di salute, artistici e famigliari che stavano minando l’incolumità del cantante.

I lunghi periodi di lontananza dalla famiglia a causa delle interminabili tournèè programmate dal famigerato Colonnello Parker, i sempre più frequenti rapporti con altre donne, e la precaria salute di Elvis (che aveva aumentato considerevolmente l’uso di farmaci dal suo ritorno alle esibizioni dal vivo nel 1969) spinsero l’adorata moglie Priscilla a dividersi da lui, nel febbraio del 1972. Il 9 ottobre del 1973 venne inoltre sancito il divorzio a Santa Monica, e, sebbene l’amicizia tra Elvis Presley e la ex-moglie Priscilla sia durata per tutta la vita del cantante, ciò gli provocò un lungo periodo di acuta depressione.

Barbiturici, tranquillanti e anfetamine diventarono suoi compagni di tutte le ore del giorno e della notte. La cosa non fu senza conseguenze, e frequenti furono i ricoveri in ospedale.

A quella che sembrava la crescita di uno stato ipocondriaco, si aggiungevano i risultati di una alimentazione disordinata, che portarono Presley a ingrassare vistosamente e a sottoporsi a diete dimagranti a base di medicinali.

Alla fine del 1973 la salute di Elvis cedette di schianto. Il suo chitarrista John Wilkinson lo ricorda “Gonfio come un otre, balbettante, un vero rottame… c’era qualcosa che assolutamente non andava nel suo fisico. Stava così male che le parole nelle sue canzoni erano totalmente indecifrabili.”

L’ultima esibizione di Presley fu a Indianapolis il 26 giugno 1977 . Si trattava della 55° esibizione live del 1977, la 1821° della sua ventennale carriera. Nel corso degli ultimi anni, dal 1969 al 1977, Elvis aveva indossato gli abiti del Re del Rock per ben 1094 volte, in media un’ esibizione ogni 3 giorni, un numero impressionante di concerti che provarono profondamente la salute del cantante di Tupelo, tenendo conto anche dei lunghi trasferimenti fra un concerto e l’ altro. Il 26 giugno ad Indianapolis, nonostante le precarie condizioni di salute, Elvis regalò ai 18.000 spettatori della Market Square Arena di Indianapolis un concerto memorabile, il migliore di tutto il 1977, dimostrando di stare ancora a suo agio sul palco in mezzo ai suoi adorati fans e di avere ancora voglia di fare musica.

Dopo il concerto, Elvis torna a Memphis per riposare e preparare il suo nuovo tour, previsto per dopo la metà di agosto, 12 concerti in 10 città di 7 stati diversi, partenza il 17 agosto a Portland, nel Maine, e chiusura il 28 agosto nella sua Memphis, nel Tennesse. Il 16 agosto, poco dopo mezzanotte, Elvis torna a Graceland dopo essere stato dal suo dentista di fiducia Dr. Lester Hoffman, per la sostituzione di una capsula permanente. Fino alle prime ore del mattino rimane sveglio con la famiglia e il suo staff facendo una partita a raquetball: giocando quasi da fermo e cercando di colpire con la pallina suo cugino Billy Smith finisce con il ferirsi leggermente ad una gamba con la racchetta, solo a questo punto la partita viene sospesa ed Elvis, non ancora stanco, si mette al piano nella Jungle Room (sala della musica di Graceland), e si sbizzarrisce cantando alcuni brani gospel, l’ultimo dei quali è il tristissimo “Blue Eyes Crying in the Rain”, di Willie Nelson. Successivamente cura gli ultimi dettagli per il nuovo concerto che avrebbe dovuto tenere a Portland, nel Maine il 17 agosto. Verso le 7.00 del mattino si ritira in camera per riposare prima della partenza per il nuovo Tour. Sono le sue ultime ore di vita. Alle 9:30 Elvis si reca in bagno per continuare la lettura del libro The Scientifc Search For The Face Of Jesus di Frank Adams che lo stava appassionando.Nel primo pomeriggio, verso le 14:00, squilla un campanello nel centralino di Graceland: proviene dall’ interfono di una delle stanze al secondo piano. Strada solleva la cornetta: dall’altra parte esce la voce, agitatissima, di Ginger Alden. «Al, presto… vieni subito in bagno… Elvis è svenuto». Al Strada (fidatissima guardia del corpo di Presley nonchè addetto al suo guardaroba) sale velocemente al piano superiore. Nel giro di qualche minuto, il campanello suona nuovamente. «Joe… sali immediatamente… c’è bisogno di te». Il tono di Al Strada non ammette repliche. Joe Esposito (altro stretto collaboratore nonchè amico di Elvis dai tempi del servizio militare e membro della cosiddetta Memphis Mafia) si muove immediatamente e in meno che non si dica raggiunge il bagno del suo capo: il corpo di Elvis giace sul pavimento a faccia in giù, davanti alla tazza del water, con il volto violaceo ed i calzoni del pigiama abbassati. Esposito lo gira sulla schiena, prova a sentire il polso. Quindi, con atto compassionevole, gli tira su i pantaloni. Nonostante la bocca sia bloccata, Joe ha la sensazione di percepire un soffio d’aria uscire dai polmoni di Elvis. Prova subito a praticargli un massaggio cardiaco ma, poco dopo, preferisce chiamare il 911, il numero delle emergenze. «Presto», dice, «mandate urgentemente un’ambulanza a Graceland. Per favore, non perdete tempo…». Sono le 14.33. Intanto, Vernon Presley (il papà di Elvis) entra in bagno. È sconvolto. «Elvis non ci lasciare…», continua a ripetere tra le lacrime. Anche Lisa Marie, unica figlia di Elvis e Priscilla Beaulieu, che non ha ancora compiuto 10 anni, assiste alla scena. «Ginger, porta Lisa via da qui», intima Joe Esposito. Poco dopo, giunge l’ambulanza. Quando gli infermieri inflano la barella con il corpo di Elvis all’interno del veicolo, arriva il Dottor Nicholopolous, avvisato prontamente da Al Strada. Lui, Esposito e Charlie Hodge (chitarrista ed amico di Elvis dai tempi del servizio militare) salgono sul mezzo di soccorso in direzione del Baptist Memorial Hospital. Sono le 14:56 quando l’ambulanza raggiunge il pronto soccorso dell’ospedale. Ma dopo mezz’ora di inutili tentativi di rianimazione, alle 15:30, Elvis Aaron Presley viene dichiarato morto per un attacco cardiaco. Aveva 42 anni.

Meno di un’ora dopo l’annuncio della morte di Elvis, un migliaio di persone si erano riunite davanti al cancello di Graceland. Un’ora più tardi erano tremila. Nel pomeriggio diventarono ventimila. In tarda serata erano ottantamila. Da tutto il mondo piovvero ordini ai fioristi di Memphis perché confezionassero dei cuscinetti floreali a forma di chitarre, cani, orsacchiotti, cuori spezzati e corone. Furono organizzati due voli speciali che trasportarono cinque tonnellate di fiori dalla California e dal Colorado.

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