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Il 18 aprile del 1948 al voto quasi 30 milioni di italiani, prima volta per le donne dopo il Referendum Attualità 

Il 18 aprile del 1948 al voto quasi 30 milioni di italiani, prima volta per le donne dopo il Referendum

Accadde oggi: il 18 aprile del 1948, 73 anni fa, gli italiani furono chiamati a votare per la prima volta dopo l’entrata in vigore della Costituzione. E tutti, uomini e donne, poterono esprimere il loro voto politico: per le  donne era la prima volta dopo il Referendum del 2 giugno. Ai seggi si recarono il 92% degli italiani, quasi 27 milioni di persone e il responso delle urne parlò chiaro: il 48,5% degli Italiani votò per la Democrazia Cristiana. Ma quali erano le forze in campo e quali i protagonisti? Uno dei manifesti elettorali a favore del fronte democratico popolare. I tempi dell’alleanza antifascista erano ormai lontani. In mezzo c’era stata la nascita di quella che Churchill già nel 1946 definì “cortina di ferro”, la linea di confine che divideva due zone di infulenza politica.

 Le aree politiche erano due. Ed erano quelle che qualche anno prima avevano combattuto fianco a fianco la Resistenza contro il nazifascismo : da un lato c’era la Democrazia Cristiana, dall’altra il Fronte democratico popolare, una federazione di partiti di sinistra rappresentata dal Partito comunista e da quello socialista (che alle elezioni raccolse il 31% dei voti).

I volti erano quelli di Alcide De Gasperi (Dc), Palmiro Togliatti (Pci) e Pietro Nenni (Psi). La posta in gioco per il Paese era molto alta. In ballo non c’era infatti solo il governo del Paese, ma anche la sua appartenenza a uno dei due schieramenti politici internazionali, l’Unione Sovietica o l’America.

E le pressioni erano altissime: il 3 aprile dello stesso anno, 15 giorni prima del voto, il Presidente americano Harry Truman aveva lanciato il cosiddetto Piano Marshall, un piano di aiuti di 14 miliardi di dollari per la ricostruzione economica dell’Europa Occidentale. Piano contestato da Palmiro Togliatti che lo liquidò come un ricatto politico.

Gli italiani si recarono così al voto tra slogan urlati, appelli alla democrazia, manifesti elettorali caricaturali e intimidazioni bizzarre come quella ben sintetizzata dallo scrittore Guareschi, autore di Don Camillo che arrivò a dire “Nel segreto dell’urna Dio ti vede, Stalin no”. Il timore del prevalere del fronte comunista spinse inoltre la Chiesa a mobilitarsi in prima persona creando comitati civici per il voto alla Democrazia Cristiana. Alle urne si recò così, come in un pellegrinaggio, chiunque era in buone condizioni, ma anche chi in buone condizioni non lo era affatto: portato a braccio, in barella o in carrozzella.  Il risultato fu clamoroso: la Democrazia Cristiana si aggiudicò la maggioranza relativa dei voti e quella assoluta dei seggi. Il che significava che l’Italia rinunciava ufficialmente a entrare nell’orbita dell’Unione Sovietica comunista. Alcide De Gasperi dal 1948 in poi divenne così un punto di riferimento imprescindibile per l’elettorato anticomunista che fu così destinato a rimanere all’opposizione. La Democrazia cristiana finì quindi per essere il principale partito italiano per quasi 50 anni, fino al suo scioglimento nel 1994.

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