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I Radicali bocciano il carcere di Salerno Politica 

I Radicali bocciano il carcere di Salerno

Boccia senza appello la casa circondariale di Fuorni. Rita Bernardini, presidente nazionale dei Radicali, in visita al penitenziario cittadino (con lei hanno varcato il cancello d’ingresso Donato Salzano, Florinda Mirabile , Valentina Restaino, Michele Sarno e Saverio Maria Accarino) giudica il carcere di Salerno «sicuramente al di fuori dei parametri di legalità costituzionale». Che situazione ha trovato? Una situazione molto difficile: sovraffollamento, fatiscenza dei luoghi, poca attività trattamentale. E, come ciliegina sulla torta, una magistratura di sorveglianza latitante. Ho saputo che da poco è arrivato il nuovo presidente, spero che qualcosa cambi. C’è qualcosa che l’ha turbata in maniera particolare? Sì, ed è la mancanza della scuola primaria nel reparto femminile. Questo significa che manca proprio l’alfabetizzazione. Nonostante la buona volontà del direttore, che tra l’altro è alla fine del suo mandato, e del forte impegno della polizia penitenziaria, devo purtroppo dire che se non si decide d’investire, soprattutto in rieducazione, andrà sempre peggio. Le possibilità di lavoro, infatti, sono limitate esclusivamente all’interno del carcere. Probabilmente l’unico dato positivo è che, per i detenuti maschi, ci sia la possibilità di frequentare le scuole superiori e, precisamente, l’alberghiero. Per il resto è tutto un disastro: la struttura è messa male e tutto quello che il direttore è riuscito a fare l’ha fatto facendo i salti mortali, con il lavoro dei detenuti. Però restano i problemi. Nel reparto femminile, per esempio, non c’è l’acqua calda, per cui non è possibile nemmeno fare la doccia. In quello maschile, in uno dei reparti di media sicurezza, la doccia è utilizzabile 3 volte a settimana. E pure i riscaldamenti, per il momento, sono spenti. C’è anche una carenza di personale… Questo è un altro problema. La mancanza di agenti si fa sentire, tant’è che in alcune sezioni, in qualche caso, un solo agente è costretto a sorvegliare ben due piani. C’è anche mancanza d’educatori e pure questo è un problema nazionale, in quanto la pianta organica, che era già sottodimensionata a 1250 unità, è stata ridotta a 990. Non capisco come al ministero della Giustizia pensino di puntare di più sulla rieducazione, quando non ci sono gli operatori. Quando sento dire che per risolvere il problema di sovraffollamento si punta a costruire nuove carceri, mi chiedo innanzitutto con quali soldi. E poi, per fare un nuovo penitenziario, ci vogliono dai 10 ai 15 anni. E prima che sia collaudato ne passano altri 5. Inoltre, quale personale ci mettiamo dentro se già per gli istituti che si sono oggi l’organico è insufficiente? Si dicono delle cose che non sono assolutamente fondate su elementi di concretezza. Noi continuiamo a lottare perché stiamo parlando di diritti umani negati. Domani incontrerò il ministro Bonafede e gli farò presente tutto questo. Per avere un appuntamento ho dovuto fare lo sciopero della fame per 21 giorni. Però la dignità umana non può essere calpestata. A proposito di dignità umana, nel carcere di Salerno è calpestata? Certamente, non ci sono dubbi. Ma non è responsabilità né del direttore e neppure di chi lavora. Mancano i fondi non solo per la manutenzione straordinaria ma pure per quella ordinaria, tant’è che addirittura piove in alcune celle in quanto per tanti anni non si è intervenuto sulla struttura. A contribuite all’usura è anche il sovraffollamento. Oggigiorno sono reclusi 500 detenuti, di cui il 50 per cento in attesa di giudizio, mentre, secondo i dati ufficiali, la capienza è di 366. I calcoli sono fatti. Fonte: La Città di Salerno

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