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I LAVORATORI DELLA RIABILITAZIONE SCIOPERANO CONTRO IL DUMPING CONTRATTUALE   Attualità Provincia e Regione 

I LAVORATORI DELLA RIABILITAZIONE SCIOPERANO CONTRO IL DUMPING CONTRATTUALE  

Martedì 30 marzo migliaia di lavoratori della riabilitazione della Campania incroceranno le braccia.  La decisione dello sciopero, dichiarato da CGIL, CISL e UIL, è per la “mancata applicazione del contratto della sanità da parte di quasi tutte le aziende del settore ma anche, e soprattutto, la lotta al dumping contrattuale che ha devastato il settore e che vede le aziende che applicano contratti collettivi aventi costi del lavoro diversi percepire le stesse tariffe da parte della regione Campania”. Proprio nei giorni scorsi su questi stessi temi il Centro Studi Villa dei Fiori ha inviato una lettera al Ministro della Salute, al Ministro per la Disabilità, ai vertici della Regine Campania e ai Sindacati.  “In quella lettera – spiega il direttore scientifico del Centro Studi dottor D’Addino – abbiamo spiegato perché la situazione sia davvero insostenibile e cosa fare per superarla. I sindacati hanno tutte le ragioni a mobilitarsi, sia per l’applicazione del contratto sia contro una giungla contrattuale che danneggia tutti, cittadini e lavoratori”.  Ci spiega brevemente di cosa stiamo parlando? “E’ semplice. Le strutture sanitarie possono avere un’enorme varietà di contratti, totalmente diversi tra di loro. Quindi lavoratori che operano nello stesso settore possono trovarsi con contratti che prevedono 36 ore e altri che ne prevedono 40 e con retribuzioni del tutto diverse. Per un terapista ci sono aziende che pagano fino al 30 % in meno di altre che invece applicano contratti, come quello AIOP/ARIS, più favorevoli al lavoratore.  Il dato, già pesantissimo, lo diventa ancora di più in quanto il costo del personale rappresenta il 70% dei costi di una struttura di riabilitazione”. Quindi è un problema di equità? “Certo, perché, come giustamente denunciato dai sindacati, queste strutture ricevono dal servizio sanitario le stesse identiche tariffe. Ovvero chi paga meno i lavoratori, e per forza di cose offre servizi al cittadino di minore qualità, viene pagato quanto gli altri”. E’ come pagare allo stesso prezzo un maglione di cachemire e uno sintetico.… “Esatto. Il che significa spingere le strutture ad adottare contratti più convenienti perché così spendono meno e guadagnano di più, peccato però che a rimetterci siano i pazienti e i lavoratori. Come dicono i sindacati questa situazione ha devastato il settore”. Quale sarebbe la soluzione? “Quella indicata anche dal Consiglio di Stato: differenziare le tariffe a seconda dei diversi contratti, altrimenti la giungla contrattuale determina condizioni di concorrenza sleale e spinge il sistema ad abbassare la qualità”. In queste settimane la Regione Campania dovrà stabilire le tariffe della riabilitazione per i prossimi anni, cambierà qualcosa? “Deve cambiare. La Regione aveva già deciso anni fa, di differenziare le tariffe, ma fu bloccata dal Ministero”. Perché? “Questo è il punto: un Decreto legislativo vecchio di quarant’anni, il 502/92, vieta la differenziazione delle tariffe. Da allora è cambiato tutto, ma per inerzia la legge è rimasta uguale. Oggi cambiarla è fondamentale e la Regione Campania può farsi promotrice di questa battaglia di equità, giustizia e buona sanità. Cosa che abbiamo già chiesto ad alcuni parlamentari sensibili alle nostre iniziative”. Altrimenti tutto resterà come oggi… “No, altrimenti tutto peggiorerà, perché sempre più strutture avranno la tentazione di applicare contratti meno onerosi, ma anche meno favorevoli per i lavoratori e per la qualità delle prestazioni riabilitative, tanto incasseranno le stesse tariffe degli altri. Per questo c’è chi ha interesse che di questo tema non si parli e che nulla cambi. Ma non è certo l’interesse dei cittadini, della riabilitazione, dei lavoratori, dei bilanci pubblici”.  

 

 

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