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Estorsione per gelosia, condannate due donne a Salerno Cronaca Primo piano 

Estorsione per gelosia, condannate due donne a Salerno

La gelosia morbosa, l’ingaggio di un investigatore privato e, soprattutto, il tentativo di rifarsi dei soldi spesi per le indagini matrimoniali chiedendone il rimborso a chi, secondo lei, avrebbe avuto il dovere di aiutarla a scoprire la presunta infedeltà del marito, senza rendere necessario il ricorso a un professionista del settore. Un mix incandescente che ieri mattina è costato a una donna salernitana e a sua figlia una condanna a 2 anni e 4 mesi con l’accusa di estorsione.

Aiutate da un amico (arrestato in flagranza e giudicato in un processo stralcio) sono riuscite a ottenere da un amministratore di condominio 1.400 euro in più tranche, spaventandolo con aggressioni e minacce e continuando a chiedere ulteriori somme di denaro finché lui, esasperato, non si è rivolto alla polizia. Tutto inizia nel dicembre del 2016, quando la donna si rivolge all’amministratore sottoponendogli i suoi dubbi sull’infedeltà del marito, custode in un condominio di Pellezzano del quale il professionista salernitano cura l’amministrazione.

La richiesta è chiara: la signora chiede di sapere quando il coniuge prende dei permessi dal lavoro, in modo da poterlo seguire e capire con chi si incontra. L’interlocutore (un consulente del lavoro con studio a Salerno) acconsente per evitare diverbi, ma quando il 7 dicembre concede al portiere una giornata di riposo evita di avvisare la moglie. È quando lei lo scopre, meno di due settimane dopo, che per lui inizia un incubo. La donna lo raggiunge nel suo studio a Salerno insieme alla figlia e a un amico, lo accusa di averla obbligata a pagare 1.500 euro a un investigatore privato per far seguire il marito in più giorni e gli intima di risarcirle quell’esborso. Quando la richiesta viene respinta la reazione è furiosa: l’uomo che accompagnava madre e figlia spinge l’amministratore contro un muro e lo minaccia: deve pagare se non vuole guai peggiori. Il giorno dopo la donna lo ricontatta al telefono e gli propone un accordo: si sarebbe accontentata della metà della cifra, 750 euro; un’offerta a cui seguono nei giorni successivi le minacce telefoniche dell’uomo che lo aveva già assalito in ufficio. Il 23 dicembre il consulente cede alle intimidazioni, prende appuntamento con l’uomo in un bar e gli consegna i 600 euro di cui aveva disponibilità in quel momento. Per completare il saldo ne sarebbero rimasti 150, ma nei giorni successivi il gruppetto alza la posta. I tre riescono a incassare prima altri 300 euro e poi ulteriori 500, dopo alcune telefonate in cui l’aggressore è sempre più perentorio: « Ragionié per domani mi servono urgentemente i 600 euro di rimanenza perchè devo fare un vaglia a un mio amico che sta carcerato » intima il 3 gennaio 2017. Quando il professionista gliene porta 500, lui propone di “scontargli” gli ulteriori 100 se gli procurerà dei lavori edili.

Ma il 23 gennaio la situazione precipita e all’amministratore arriva un messaggio telefonico che non lascia spazio a dubbi: « Caro ragioniere, visto che ancora non avete trovato qualche lavoro da fare nei condomini quella cento euro è passata a mille euro. Per domani sera li voglio, anche perché vi ho trattato bene finora ma voi no! ». È a quel punto che la vittima del ricatto si rivolge alla polizia, le banconote vengono segnate e lui si reca all’appuntamento dove l’uomo viene arrestato. Ieri l’epilogo davanti al giudice Alfonso Scermino , che ha condannato in abbreviato le due donne. (fonte: lacittadisalerno.it)

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