You are here
Droga e spari a Mercato San Severino, il pm: “Duplice omicidio volontario” Provincia e Regione 

Droga e spari a Mercato San Severino, il pm: “Duplice omicidio volontario”

La procura di Nocers ha presentato ricorso davanti alla Corte di Cassazione chiedendo la riqualificazione in duplice omicidio volontario delle accuse contestate a carico di Vincenzo Ansalone, in carcere per aver ucciso con una sequenza di colpi Vincenzo Salvati e Aniello Califano , per una partita di droga non pagata dal valore di 30mila euro. La formalizzazione dell’accusa, già sostenuta dal gip del tribunale di Nocera Inferiore in prima istanza, era stata ribadita dal tribunale del Riesame, che contemporaneamente aveva negato la richiesta di scarcerazione per l’imputato. Ansalone, difeso di fiducia dall’avvocato Michele Sarno , era stato arrestato in esecuzione di un fermo di indiziato di delitto, con una ricostruzione difensiva già davanti al gip, dove Ansalone aveva confermato la sua versione dei fatti, riferendo i dettagli spiegati al pubblico ministero, compresi gli equilibri degli affari di stupefacenti dietro l’omicidio di Vincenzo Salvati, con il ferimento di Aniello Califano, deceduto anch’egli in un secondo momento in ospedale.

Dalle ricostruzioni, prima dell’esecuzione Ansalone aveva già visto il suo debitore, Salvati, presso casa sua, con una lite seguita da un secondo incontro, in cui aveva esploso dei colpi in aria, fino all’ultimo atto-scrive la città – , il chiarimento concordato in località Corticelle, divenuto luogo del delitto. Nella zona delle palazzine popolari, Ansalone era giunto accompagnato da uno sconosciuto, con Salvati a sua volta accompagnato da Aniello Califano e dal figlio, per chiudere la questione. In quegli attimi, come ricostruito anche dal figlio di Salvati, Ansalone tirò fuori la pistola a tamburo cromata, esplodendo 4 colpi in direzione delle gambe della vittima, Vincenzo Salvati, sparando poi verso Califano che subito si dava alla fuga in auto. La versione difensiva ha sostenuto un chiarimento degenerato con i due a minacciarlo, paventando di chiamare «gli amici di San Valentino», per poi mettergli le mani addosso spintonandolo. A quel punto i due avrebbero capito che Ansalone aveva la pistola, con un tentativo di aggressione: di conseguenza lo stesso indagato, secondo la sua difesa, sparò, con l’intenzione di metterli paura, colpendoli alle gambe.

L’indagato nei giorni successivi condusse gli inquirenti sul luogo dove aveva nascosto l’arma, facendola ritrovare, battendo sulla reazione d’impeto, sul controllo perduto e sul tentativo di difesa degenerato. A monte dell’episodio di sangue, c’era assodato il rapporto di fornitura tra Ansalone e la vittima, con crack e cocaina forniti nel corso di un anno di tempo dall’omicida, senza ricavarne contropartita economica, con il debito a costituire il vero movente. Nel corso del tempo però, Vincenzo Salvati, aveva preso atto del comportamento del suo debitore, il quale a suo dire sceglieva un altro fornitore per acquistare droga senza saldare il suo debito, facendo saltare i rapporti. Poi c’erano stati i tre incontri e l’ultimo a ingenerare la tragedia, arma alla mano, con il chiarimento diventato una sequenza di spari e l’inchiesta portata avanti dal sostituto procuratore Davide Palmieri , a impugnare la qualificazione del reato, dopo il rigetto del Riesame, davanti alla Cassazione, sostenendo il duplice omicidio volontario.

scritto da 







Related posts