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Crac “Scafati Sviluppo”, tutto da rifare Provincia e Regione 

Crac “Scafati Sviluppo”, tutto da rifare

Fallimento della Scafati Sviluppo, la Cassazione accoglie il ricorso di Filippo Sansone per il recupero delle spettanze per l’attività svolta nel Consiglio di amministrazione. Atti alla Corte d’Appello di Napoli per una nuova valutazione del decreto e un possibile inserimento tra i creditori dell’azienda partecipata del Comune che aveva come obiettivo il rilancio industriale dell’area ex Copmes.
Sansone, amministratore delegato della società di trasformazione urbana, dopo il fallimento della stessa aveva proceduto al recupero delle somme relative ai compensi per l’attività svolta all’interno dell’azienda. Si tratta di una somma che si aggira tra i 20 e i 30 mila euro. Il professionista aveva proposto inizialmente ricorso presso il Tribunale di Nocera Inferiore, nei confronti del curatore fallimentare della società per il recupero delle somme. I giudici nocerini, però, nel settembre del 2018, avevano rigettato il ricorso «poiché la domanda era fondata su un decreto ingiuntivo non munito della dichiarazione di esecutorietà alla data della dichiarazione di fallimento». A questo punto, Sansone ha presentato ricorso in Cassazione, eccependo «l’omesso esame dei documenti prodotti con l’opposizione allo stato passivo».
Gli ermellini hanno accolto il ricorso, dichiarando i motivi fondati e rimandando l’intera vicenda nelle mani dei giudici della Corte d’Appello di Napoli. Secondo l’orientamento della Cassazione, infatti, il mancato esame di un documento può essere denunciato solo nel caso in cui determini l’omissione di motivazione su un punto decisivo della controversia. Nel caso concreto, il Tribunale di Nocera Inferiore aveva fondato la propria decisione esclusivamente sul decreto ingiuntivo emesso, senza esaminare i documenti regolarmente prodotti ed allegati al ricorso dai legali di Sansone, con descrizione del relativo contenuto, che configuravano la prova del rapporto sottostante inerente all’attività lavorativa svolta in qualità amministratore delegato della società poi dichiarata fallita. La Scafati Sviluppo, ad ogni modo, è stata al centro di un’indagine della Direzione investigativa Antimafia di Salerno per appurare un patto tra politica e camorra a Scafati, che ora è uno dei temi del processo “Sarastra” ancora in corso di svolgimento.
Sansone-scrive la Città, insieme ad altri esponenti politici della città, è stato accusato del reato di scambio elettorale politico-mafioso, all’interno nell’attività avviata dall’Antimafia nel settembre 2015. Per gli inquirenti la “Scafati Sviluppo”, sotto la guida di Filippo Sansone, avrebbe pagato una fattura di 5mila euro all’azienda gestita dal clan dei Loreto-Ridosso. Per “Sarastra” la sua posizione è stata stralciata.

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