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Cava de’ Tirreni, voti in cambio di appalti: in 14 rischiano il processo Primo piano Provincia e Regione 

Cava de’ Tirreni, voti in cambio di appalti: in 14 rischiano il processo

Voti barattati con la concessione di lavori pubblici. Il pm Vincenzo Montemurro, ha chiesto il rinvio a giudizio per quattordici protagonisti dell’inchiesta dell’Antimafia che, nel 2012, come uno tsunami, travolse il Comune di Cava in seguito ad un’operazione dei carabinieri conclusasi con sei arresti, per quello che la Dda ipotizza come un “patto di potere” tra cittadini, professionisti, imprenditori e referenti politici del territorio cavese. Ieri, davanti al gup del tribunale di Salerno Romaniello, c’è stato l’affondo della Procura che ha chiesto il processo per l’ex assessore Alfonso Carleo, finito nel mirino della Dda con l’accusa di avere offerto e promesso committenze pubbliche a Michele Russo (deceduto nel 2018), amministratore della società cooperativa «Libera» e per i dipendenti comunali Antonino Attanasio, Gianluigi Accarino e Carmine Vitale rispettivamente dirigente, funzionario e geometra del IV settore che devono rispondere di abuso d’ufficio e turbata libertà degli incanti. Secondo le accuse della Procura l’ex assessore e i comunali coinvolti nelle indagini, abusando dei poteri d’ufficio, avrebbero consentito alla società di Russo lavori urgenti di rifacimento a un muro di sostegno di una strada, in assenza delle procedure di gara e di formale aggiudicazione dei lavori avvenuta solo a maggio 2012 mentre i lavori (per circa 41mila euro) sarebbero stati effettuati tra gennaio-febbraio 2012. Il tutto attestando falsamente, da qui l’accusa di falsità ideologica, in una determina un iter istruttorio con una ricerca di mercato. Alla coop furono liquidati lavori (per 50mila euro) a prefabbricati leggeri di proprietà dell’ente. Il rinvio a giudizio è stato chiesto anche per la funzionaria del IV settore Francesca Milione e per l’ex assessore Napoleone Cioffi (opere pubbliche) che avrebbero omesso di redigere e inoltrare segnalazione su un illecito edilizio – una terrazza coperta – commesso da un ristoratore: i due rispondono, con l’Attanasio, di omessa denuncia di un reato e corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, poiché avrebbero accettato di ritardare o omettere un atto in assenza di provvedimenti di fronte ad un illecito che era noto (fatti commessi tra il 2006 e 2007). Rischiano il processo, con l’accusa di concussione, anche Francesco Porcelli, geometra part-time presso il V settore (tutela ambientale, pianificazione del territorio) del Comune, che avrebbe richiesto a più persone denaro per risolvere illecitamente abusi edilizi che si evincevano da pratiche visionate tra il 2006 e il 2010 e Antonello Russo, che avrebbe rilevato notizie segrete inerenti al procedimento penale sulla coop Libera. L’inchiesta travolse anche gli esponenti della famiglia Zullo: Dante, Geraldine e Vincenzo per una serie di ipotesi usurarie, e Carmela Lamberti che, insieme agli Zullo, pretendeva forniture di capi di abbigliamento; Gianluigi Ciuccio e Vincenzo Coppola per assegni con firma falsa. Anche per loro è stato chiesto il rinvio a giudizio. Rischia infine 4 anni di reclusione Carmine Trezza accusato di riciclaggio di assegni. La sentenza, davanti al ricco collegio difensivo (tra i legali Carlo Di Ruocco e Teresa Sorrentino), è prevista il prossimo 7 novembre. (fonte: ilmattino.it)

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