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Aeroporto di Salerno in rosso, le spese nel mirino Economia Primo piano 

Aeroporto di Salerno in rosso, le spese nel mirino

L’aeroporto Costa d’Amalfi perde 2 milioni di euro l’anno, di cui 800mila per costi che non competerebbero alla società di gestione. Una diseconomia causata dalla pendenza ventennale dell’istanza di gestione totale, per sostituire il titolo attuale, soltanto provvisorio. Lungaggini attribuite alla prolungata assenza di un partner privato, solo di recente individuato in Gesac. Queste sono alcune delle criticità evidenziate nella relazione conclusiva della commissione d’inchiesta sulle società partecipate della Regione, protocollata lo scorso 20 marzo. Molti dei rilievi prendono forma il 26 ottobre di un anno fa, giorno dell’audizione per il presidente del consorzio Aeroporto Salerno-Pontecagnano, Anna Ferrazzano, e di quello della società di gestione Aeroporto di Salerno-Costa d’Amalfi, Antonio Ferraro. E tanto per cominciare, la commissione bacchetta la dismissione delle quote consortili del comune di Pontecagnano Faiano. Decisione che lascia «perplessi», perché è il Comune sede dell’infrastruttura, tra l’altro debitore verso il consorzio «di una somma parti ad 1 milione e 480mila euro». La relazione, però, dà atto ai nuovi amministratori del consorzio di aver raggiunto «i due obiettivi strategici» fissati il primo anno. Ossia «gestire il credito vantato chiudendo positivamente alcune procedure di recupero ancora aperte, e ricapitalizzare la struttura». Ma non mancano le dolenti note. Ad esempio, il presidente della spa «ha invece sottolineato come l’infrastruttura perda mediamente due milioni l’anno, non per l’inefficienza, ma per i costi, alcuni dei quali non le competono ». Il caso più eclatante è il servizio antincendio, mediamente all’origine del 40% delle perdite. Un servizio «a carico della società di gestione – si legge nel documento – in quanto l’aeroporto è ancora in regime di concessione provvisoria e temporanea». Un nodo atavico: la richiesta di concessione totale data al 2000. A rilasciarla dovrebbe essere l’Enac, a seguito di un decreto interministeriale tra Mit e Mef. Ma il ministero dell’Economia e delle Finanze, solo nel 2013, «ha rilevato come la struttura non presentasse le condizioni » per la concessione totale. All’aeroporto mancano partner che sostengano i costi di gestione «in quanto un Ente pubblico non può farsene carico in prima persona». Quel socio privato ora è alle porte, ed è la Gesac. Ma il processo di fusione va a rilento, e si parla del rinvio alla prossima estate. Cautamente, la commissione usa ancora il condizionale sulla procedura di integrazione. Ma avverte: «Nel caso dovesse partire questa nuova società di rete, dovranno trascorrere almeno 4/5 anni prima di avere degli utili, e comunque la concessione, per poter assorbire costi così rilevanti, dovrà avere almeno una durata non inferiore a 35/40 anni». Poi, la relazione ribadisce la futura mission dello scalo: «Sarà la sua destinazione in parte all’aviazione generale, in parte ai voli charter ed in parte alle tratte sature, nel senso che se a Capodichino (già gestita da Gesac, ndr ) verranno richieste nuove tratte e Capodichino non le può garantire, queste partiranno da Salerno». Il servizio antincendio, peraltro, non è l’unico a gravare sul bilancio: ci sono pure i costi per quelli di sicurezza e presidio dei varchi affidato ad una ditta esterna – e quello medico di emergenza, garantito da medici, infermieri e ambulanza. A completare il quadro, i 27 dipendenti della spa e i ricavi «per circa 400 mila euro l’anno, concentrati soprattutto nel periodo da maggio ad ottobre». Resta il punto interrogativo dell’ampliamento della pista, resa dagli odierni 1600 metri «insufficiente quanto a lunghezza e portanza per gli aeromobili più utilizzati nel trasporto civile». Fonte: La Città di Salerno

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