Usura ed estorsione a Cava de’ Tirreni, le intercettazioni incastrano i cravattari

Emergono particolari sul blitz anti usura ed estorsione eseguito a Cava de’ Tirreni ieri. Le intercettazioni ambientali e telefoniche incastrano i 5 responsabili, di cui 4 finiti in carcere. «Io sono un “compariello” di Alfonso!», disse l’usuraio che non si presentò con il suo vero nome. «Mi ha mandato Alfonso per quanto riguarda il piacere che vi ha fatto», aggiunse Alfonso Cascella che si presentò come un tal “Francesco”. «Poi è un ragazzo (riferendosi a se stesso, ndr)che se vi serve qualcosa … pure se qualcuno vi dà fastidio … tiene la “squadretta” sua», riferita a un presunto gruppo di picchiatori. «Quello è un ragazzo preciso, però pure lui vuole la puntualità», precisò Cascella, riferendosi ai ritardi del commerciante nel versamento delle rate del prestito usuraio. «Pure se si deve fare una rottura di ossa a qualcuno!», fu il messaggio implicito che ricevette la vittima mentre si trovava, nell’ottobre 2017, a Giffoni Valle Piana. Per il gip Alfonso Scermino si tratta perlopiù di intimidazioni semplici quando gli intermediari del giro di strozzo o i presunti pestatori avvicinavano la vittima. Infatti, solo per un caso ha riconosciuto l’aggravante del metodo mafioso: quando Antonio Vallone si presentò come il nipote di Guido Salvatore, detto “O Caprariell”, elemento di spicco del Clan De Vivo, articolazione della più vasta organizzazione camorristica Nuova Famiglia, tratto in arresto nel 1995 dalla Dia di Salerno. Uno degli indagati, mandato a sollecitare i pagamenti arretrati, riferendosi proprio a Cascella, dice: «Però ti voglio avvisare che la cosa si sta mettendo male! Se non sbaglio giovedì, esce venerdì, venerdì adesso. Io pensavo che stava altri tre mesi. Vedi che quello esce e ho avuto già un’avvisaglia». L’intermediario spiega che l’usuraio vorrà sapere dei suoi soldi.